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Cap. II – Tolmino – secoli XVII-XVIII

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dalle informazioni giunte al capitolo. L'intruso incassa proventi e si comporta a discrezione<br />

sua e dei parrocchiani, nonostante le proteste dei canonici "*contro il rev.do vicario privato,<br />

sia contro i massari perché non devono passare alcunché al vicario privato di modo che gli<br />

introiti siano riservati al vicario da istituirsi" 22 . La guerra ha prodotto un marasma estremo<br />

pure tra le file clericali; parecchi sono deceduti per violenze dei mercenari Uscocchi vista la<br />

sincronia e le vacanze sono un sintomo del dissesto da ogni punto di vista.<br />

Visita del 1621: chiesa di Santa Maria Vergine, con tabernacolo "super altare maiori<br />

decenter", fonte battesimale "in medio ecclesie locato vase lapideo". Ha il rituale riformato e<br />

due messali uno riformato e l'altro vecchio aquileiese. "*Che la mensa dell'altare maggiore<br />

venga adattata secondo la lunghezza del paliotto dell'altare cioè con un prolungamento in<br />

legno alle due estremità, che venga costruito un confessionale adatto"; due inconfessi "Jurius<br />

Salacchin et Marina.... de Zoclas", ammonirli; "*c'è una che si dedica a sortilegi"; come<br />

dottrina fa apprendere a memoria "Pater Ave Credo et precepta in festivitatibus"; ha tutti e tre<br />

i registri; non sa di pubbliche meretrici. Decreto: "*Nessuna donna può esercitare l'ufficio di<br />

ostetrica se non è istruita dal rev.do vicario e ci sia una sola per villa". Visita la chiesa di<br />

Sant'Odorico che ha un solo messale vecchio 23 .<br />

<strong>Tolmino</strong> è la prima vicaria del distretto ad adeguarsi alle disposizioni tridentine sulla<br />

centralità del tabernacolo, lasciando cadere il "more regionis", ed amplia adeguatamente la<br />

mensa dell'altare per la praticabilità delle cerimonie. Le nuove misure trasformano il vecchio<br />

modello tipo l'altare di Ratchis di origine longobardo-aquileiese, passando così dal modello<br />

comunitario vescovo-fedeli ad uno centralizzato e normalizzato, in una parola dalla unità<br />

all'uniformità, dalla fede partecipata "cum populis nostris", come si esprimevano i patriarchi<br />

aquileiesi, alla credenza obbedienziale; il papa pensa e predica, i fedeli ascoltano ed<br />

eseguono. Il centro del primo modello era dinamico e appellava al senso morale ed estetico di<br />

tutti i fedeli, quello del secondo è facilissimo, fino alla "banalità".<br />

Nel 1621 pre Nicolò Vicentino appare vicario indiscusso di <strong>Tolmino</strong>, quando l'arcidiacono<br />

gli scrive a proposito degli inconfessi "*e pubblici concubinari, i quali, in sprezzo di Dio e dei<br />

precetti della chiesa, con estremo detrimento delle loro anime e scandalo degli altri,<br />

nonostante le ripetute ammonizioni da te fatte durante le celebrazioni (come affermi) finora<br />

non hanno sortito effetto né attualmente si dimostrano disposti a confessarsi né ad<br />

allontanare le concubine, noi ti ordiniamo pre Vicentino" di ammonirli che entro 15 giorni,<br />

sotto pena di scomunica e cacciata dalla chiesa, devono porvi rimedio 24 .<br />

Non può essere indifferente l'impatto disastroso della guerra sulla confusione<br />

matrimoniale, cui si aggiunge ora quello delle norme tridentine che degradano i matrimoni<br />

tradizionali ad unioni concubinarie. L'inesorabilità della norma si accanisce sulla miseria e<br />

sulla sofferenza.<br />

(17) Pre Nicolò Naith (1622-1624) ♣ Purtroppo pre Vicentino non doveva essere un prete<br />

22 AMC Def n. 37, 21-9-1618, p. 51v. 6-11-1618, p. 71. 15-12-1618, p. 82v. "et dato ei missale cui obvenit 'nisi<br />

granum frumenti cadet in terram etc.' ad exponendum et facto diligenti examine, ballottatione". AMC Def n. 37, 26-<br />

12-1618, p. 86. "non intendit possessionem concedere temporalem quia tulminenses praetendunt recordari in capitulo<br />

creandum vicarium praedictus dominus Locumtenens habere litteras requisitorias illustrissimi et reverendissimi<br />

capituli quod reverendus Bensa vult continuare in vicariatu Tulmini usque ad festum sancti Georgii proxime futurum.<br />

Diffinitum fuit ommissis aliis capitibus mandatum fieri debere contra reverendum presbiterum, Joannes Baptista<br />

Bensa sub poena suspensionis illico incurrendae ne audeat se ingerere in vicariatu Tulmini nec aliquo exercere<br />

sacramentum in praedictis ecclesiis et eius adnexis". AMC Def n. 37, 28-1-1620, p. 164. "ut dignetur devenire et<br />

committere processus contra tumultuantes in ecclesia". AMC Def n. 37, 5-12-1620, p. 205v. "contra reverendum<br />

vicarium privatum sive contra massarios ut non debeant quicquam tradere reverendo privato ad hoc ut introitus<br />

conserventur pro vicario instituendo".<br />

23 ACC Vis arc b 458, 16-6-1621. "Quod mensa altaris maioris aptetur iuxta longitudinem antipendii dicti altaris<br />

videlicet cum parva tabula pro singulo latere, quod fiat confessionale decenter... Habet unam sortilegiis operam<br />

dantem... Nulla mulier possit exercere officium obstetricis nisi sit instructa a reverendo vicario et sit tantum unam<br />

singula villa".<br />

24 AMC Def n. 37, 12-9-1621, p. 272. "et publici concubinarii qui spretis Dei et ecclesiae praeceptis maximo<br />

detrimento animarum suarum et aliorum scandalo non obstantibus admonitionibus per te inter missarum solemnia (ut<br />

asseris) factis usque modo non curaverint nec de praesenti viseant nec se confiteri nec dimittere concubinas. Nos<br />

igitur etc. praecipimus".<br />

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