IMPRESA INFORMA
RETAIL <strong>Il</strong> sito consorzia numerose imprese al fine di arginare l’escalation di chiusure e di valorizzare le filiere locali. Positivi i primi risultati di Davide Bernieri alvare il dettaglio specializzato spostandolo online e tenendo in vita il tessuto commerciale locale contro lo strapotere del retail moderno. Incentivando collaborazione e condivisione di obiettivi comuni tra venditori e acquirenti che vivono nella stessa com<strong>unità</strong>. Un obiettivo <strong>per</strong>seguito attraverso il sito www.Openhighstreet.com da un consorzio di imprese nato nel 2011, che vede Unilever come capofila insieme a una manciata di start up booster e di aziende specializzate in innovazione e IT oltre ad un’agenzia governativa britannica, il Technology Strategy Board, che si occupa di finanziare innovativi programmi di sviluppo. <strong>Il</strong> fenomeno che sta alla base di quest’iniziativa è sotto gli occhi di tutti: in UK, ma anche in altri paesi occidentali alle prese con crisi economica e riduzione del potere di acquisto delle famiglie, il numero nei negozi al dettaglio entrati in crisi è aumentato enormemente anche a causa delle scelte dei consumato- <strong>Il</strong> sito nasce <strong>per</strong> tutelare il dettaglio di vicinato ri che, ricercando la massima convenienza e il servizio offerto dalle grandi su<strong>per</strong>fici, abbandonano il dettagliante sotto casa e preferiscono fare qualche chilometro in più pur di assicurarsi sconti, promozioni e offerte. Così oggi, secondo alcune stime, il 15% dei negozi britannici è attualmente chiuso e, secondo stime Deloitte, nei prossimi cinque anni, quattro negozi su dieci di quelli ancora in attività saranno costretti a chiudere. Un’ecatombe che può avere enormi ri<strong>per</strong>cussioni anche sotto il profilo della tenuta del tessuto sociale. <strong>Il</strong> meccanismo è semplice: il sito raccoglie negozi al dettaglio, li suddivide <strong>per</strong> categoria, anche di freschi e freschissimi come fornai, macellerie e cheese shop, ne espone la merce come in un normale portale di ecommerce. Anche quello venduto direttamente dalle aziende agricole. <strong>Il</strong> consumatore può acquistare <strong>24</strong>h e farsi consegnare la merce a casa con un piccolo sovrapprezzo, che può dividere con i propri vicini in caso di acquisti collettivi. I prodotti sono spesso provenienti da filiere locali, tanto più che il sito si propone di raccogliere negozianti da tutto il Regno Unito, ricreando una “via centrale” ricca e viva, raggiungibile da ogni angolo del territorio e con un forte radicamento locale visto che, in alcuni casi, il raggio d’azione di alcuni negozi rimane limitato al solo territorio limitrofo. “<strong>Il</strong> sito –dichiara Larry Zentner, direttore di Inzenka, società consorziata che si occupa di consulenza <strong>per</strong> nuovi business- ha due target principali: i negozianti, che aiuta a lavorare insieme, tagliando i costi e dando loro una maggiore focalizzazione verso il cliente; e gli acquirenti, ai quali, invece, oltre al servizio generato dall’ecommerce in termini di orari di accesso, openhighstreet.com <strong>per</strong>mette di continuare a rivolgersi a piccoli produttori locali, con evidenti ricadute benefiche <strong>per</strong> la freschezza e la qualità dei prodotti e sul tessuto produttivo e sociale anche dei piccoli centri, che vedono rimanere a<strong>per</strong>ti i piccoli negozi e continuano a usufruirne dei servizi anche nella vita reale”. Dopo il primo test condotto in Hereford, ora il network si allarga alle contee di Worchestershire e Shiropshire e vuole ampliare il numero dei servizi proposti, includendo anche lavanderie e calzolai. Buoni i primi risultati: i dettaglianti hanno visto crescere il numero degli ordini di settimana in settimana, in aggiunta alla loro quotidiana attività”.• 5 novembre 2012 29