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VDG Magazine

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee. L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee.
L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

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Sogni (e incubi)<br />

di cartapesta<br />

Anche a Viareggio ogni<br />

anno entrano in gioco abili<br />

artigiani che, ispirati ai<br />

personaggi della politica,<br />

della cultura e dello<br />

spettacolo, si sfidano a suon<br />

di manualità, sapienza e<br />

creatività mettendo in scena<br />

enormi carri allegorici, il cui<br />

fil rouge è un mix di satira e<br />

ironia. Ma cosa significa<br />

preparare un carro? «Un<br />

buon progetto ben definito<br />

ha bisogno di almeno un<br />

mese e mezzo di tempo,<br />

mentre la realizzazione vera<br />

e propria dovrebbe,<br />

teoricamente, avere a<br />

disposizione cinque mesi.<br />

Molto dipende dal buon<br />

funzionamento della<br />

burocrazia. Quest’anno noi<br />

abbiamo potuto iniziare i<br />

lavori a fine ottobre. Per<br />

quanto riguarda l’impiego di<br />

risorse umane, ora la nostra<br />

squadra al completo conta<br />

nove persone, ma il numero<br />

di maestranze coinvolte<br />

varia in relazione al<br />

progetto: alcune volte<br />

servono più fabbri, altre<br />

volte più decoratori…»<br />

spiega Umberto Cinquini,<br />

che insieme al fratello<br />

Stefano, è autore di Guerra<br />

dei Poveri, uno dei carri in<br />

concorso alla sfilata. Ed è<br />

proprio il 3 di febbraio che<br />

ha inizio il mese di<br />

festeggiamenti per celebrare<br />

i 140 anni del Carnevale di<br />

Viareggio, una tradizione<br />

che risale al 1873, anno in<br />

cui alcuni ricchi borghesi<br />

decisero di mascherarsi e<br />

organizzare una parata di<br />

carrozze per protestare<br />

contro le tasse. Curiosità<br />

altrettanto interessante<br />

riguarda i materiali utilizzati<br />

nella realizzazione dei carri:<br />

quella della cartapesta, o<br />

carta da calco, è una tecnica<br />

utilizzata dal 1925 e rientra<br />

in una filosofia del recupero<br />

e del riciclo che è stata<br />

possibile grazie alla povertà<br />

dei materiali impiegati nella<br />

lavorazione (come giornali,<br />

colla di farina, creta, gesso…)<br />

ed è una caratteristica della<br />

tecnica viareggina, nonché<br />

parte integrante dello spirito<br />

di questa grande festa.<br />

In apertura e qui, in alto, due immagini del Carnevale<br />

di Venezia: protagoniste sono, come sempre, le maschere<br />

della tradizione con sorprendenti variazioni sul tema.<br />

Si tratta però di creazioni artigianali o di copie a basso<br />

costo? Sotto, un’immagine del Carnevale di Viareggio<br />

Oggi, ahinoi, sopravvivono<br />

a Venezia ancora poche<br />

botteghe artigiane,<br />

che andrebbero<br />

riconosciute e tutelate,<br />

sotto ogni punto di vista<br />

no. E fu così che quando scoppiò il boom del<br />

Carnevale, intorno al 1980, ci trovammo lì, in<br />

prima linea, tra i pochi a essere pronti a vendere<br />

le nostre belle maschere».<br />

La fine di un’era?<br />

Pochi anni dopo, nel 1983, Guerrino apre<br />

Mondonovo, una delle botteghe artigiane più<br />

famose della città, che, in trent’anni di attività,<br />

ha sfornato più di 800 tipi di maschere,<br />

alcune delle quali raccolte ed esposte nel<br />

Museo del Carnevale e del Teatro di Malo, in<br />

provincia di Vicenza. «Si tratta di antologie che<br />

spaziano dalle maschere classiche tipiche della<br />

Commedia dell’Arte e declinate in svariate<br />

versioni, a quelle egiziane, greche, romane, barocche,<br />

per poi approdare nel magico mondo<br />

dei cartoon e della Walt Disney», ci spiega. Ma<br />

non solo. La sua maestria ha incrociato interventi<br />

artistici per il grande Teatro della Fenice,<br />

per il Papa, per registi del calibro di Stanley<br />

Kubrick e Franco Zeffirelli. Mondonovo ha<br />

chiuso i battenti dopo quasi trent’anni di attività,<br />

nel 2010. «È cambiato il mondo. La concorrenza<br />

a basso costo è proposta a un prezzo<br />

dieci volte inferiore rispetto a quello di un<br />

manufatto artigiano. Un tempo la qualità dei<br />

prodotti era tutelata e controllata, non bastava<br />

esser commerciante per vendere le maschere,<br />

ma bisognava essere un vero e proprio artigiano.<br />

Oggi, ahimè, non è più così». E oggi, ahinoi,<br />

sopravvivono a Venezia ancora poche botteghe<br />

artigiane, che andrebbero riconosciute e<br />

tutelate, sotto ogni punto di vista.<br />

Per saperne di più:<br />

www.maskedart.com<br />

www.museialtovicentino.it<br />

www.fratellicinquini.com<br />

febbraio 2013 109

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