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VDG Magazine

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee. L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee.
L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

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cover story<br />

Bio-boom<br />

Biologico che passione! Che lo si faccia per il<br />

gusto, per l’etica, per il salutismo o semplicemente<br />

perché – da qualche anno a questa parte<br />

– è molto “alla moda”, l’abitudine all’acquisto<br />

e al consumo di cibi di produzione “bio” sta<br />

diventando sempre più la tendenza alimentare<br />

del terzo millennio. Un vero e proprio fenomeno<br />

sociale di proporzioni planetarie, più che<br />

un semplice tipo di dieta alimentare. Le vendite<br />

di prodotti bio, nel mondo, hanno raggiunto oltre<br />

59 miliardi di dollari, registrando una crescita più<br />

che tripla rispetto al 2000. Di conseguenza, lo sviluppo<br />

mondiale dell’agricoltura biologica viaggia<br />

a velocità da capogiro: la superficie agricola mondiale<br />

attualmente coltivata secondo criteri di tutela<br />

ambientale ha superato i 37 milioni di ettari. In<br />

Italia, dove il biologico ha cominciato a diffondersi<br />

a partire dalla metà degli anni ’70, i consumi, a<br />

28 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x

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