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VDG Magazine

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee. L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee.
L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

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cilità tra un frutto bio e uno convenzionale,<br />

e che rifiutano il secondo. Il biologico è un<br />

must per coloro che preferiscono i cereali<br />

integrali a quelli raffinati. I residui non desiderabili<br />

della coltivazione convenzionale<br />

infatti si trovano maggiormente nella parte<br />

più esterna dei semi, quindi riso, frumento<br />

(per pane, pasta etc.), orzo, segale, miglio...<br />

Pertanto, che si scelga l’integrale per motivi<br />

dietetici o salutistici in generale, dovrebbe<br />

provenire da coltivazione biologica! Un’altra<br />

forte motivazione, che spinge soprattutto<br />

adulti con un livello culturale elevato<br />

all’acquisto del bio, è la consapevolezza che<br />

questo tipo di agricoltura (e altri, affini) è il<br />

modo per restituire la fertilità al terreno, salvaguardarlo<br />

dall’erosione e limitare di conseguenza<br />

i potenziali danni da siccità o alluvioni.<br />

In ultima analisi, a garantire il cibo<br />

per le generazioni future.<br />

C’è ancora chi considera il biologico un<br />

mercato riservato a piccoli produttori. C’è<br />

spazio anche per le grandi aziende?<br />

C’è, eccome! Le aziende con territori estesi,<br />

oppure le cooperative tra produttori bio,<br />

hanno il grande vantaggio di poter mantenere<br />

maggiore distanza da potenziali fonti di<br />

inquinamento (industriale, urbano, agricolo,<br />

stradale) o di contaminazione (come gli<br />

OGM, organismi geneticamente modificati).<br />

Anche per una grande azienda agricola è<br />

assolutamente possibile osservare le regole<br />

del biologico, tra le quali: no a monocolture<br />

estese ma alternanza/vicinanza tra diversi<br />

tipi di piante; sì invece all'uso di fertilizzanti<br />

di origine naturale (minerale, vegetale o<br />

animale, compostata), favorendo i nemici<br />

naturali degli insetti nocivi; rotazione delle<br />

colture (per permettere la rigenerazione<br />

naturale del terreno) e sovescio (coprire il<br />

terreno con materiale vegetale per ridurre lo<br />

spreco d’acqua e l’erosione del terreno, favorendo<br />

nel contempo la fertilità). Per grandi<br />

aziende o consorzi/cooperative è anche<br />

più facile raggiungere la GDO o comunque<br />

l’utente finale, economizzando la distribuzione<br />

(e quindi riducendo i prezzi).<br />

Biologico è solo cibo?<br />

All’inizio l’agricoltura biologica per uso commerciale<br />

si è concentrata sulla produzione di<br />

cereali e leguminose (ideale alternanza di rotazione<br />

colturale); poi si è estesa alla produzione<br />

di ortaggi, anche in serre molto grandi,<br />

ai frutteti, ai vigneti. La zootecnia, con produzione<br />

di carne e latticini è venuta dopo, e<br />

l’itticoltura è ancora ai primi timidi passi. E<br />

oggi un numero crescente di consumatori si<br />

chiede ad esempio come è stato coltivato e<br />

trattato il cotone che costituisce la materia<br />

prima di gran parte dell’abbigliamento. Ed<br />

ecco che il mercato risponde con prodotti<br />

biologici certificati anche per le fibre vegetali<br />

come cotone e canapa.<br />

Sono soprattutto<br />

le famiglie<br />

con figli piccoli<br />

a scegliere bio.<br />

Sembra<br />

che i bambini<br />

così educati<br />

sappiano<br />

riconoscere<br />

dal gusto le origini<br />

biologiche di un<br />

frutto rifiutando<br />

tutti gli altri<br />

Dall'agricoltura alla zootecnia all'abbigliamento il passo è breve: l'interesse per le origini<br />

di fibre vegetali come canapa e cotone (sotto) è la nuova frontiera degli appassionati di bio<br />

febbraio 2013 47

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