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VDG Magazine

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee. L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee.
L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

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72<br />

cibo&territorio<br />

Arance:<br />

mai state<br />

così dolci<br />

Dimenticata, spesso buttata via, la scorza<br />

degli agrumi torna invece sotto i riflettori quando<br />

si parla di canditura. Aurelio Palaia, imprenditore<br />

calabrese, ci racconta come le celebri<br />

e succulente arance della Piana di Rosarno<br />

si trasformano in deliziosi canditi<br />

di Riccardo Lagorio<br />

febbraio 2013<br />

Cosa hanno in comune panettone e cassata?<br />

Va da sé: i canditi. Arricchito il panettone<br />

anche da uva passa, stadio primordiale nella<br />

conservazione degli alimenti per azione naturale<br />

del sole: l’appassimento, appunto. Se è<br />

vero che anche i Romani utilizzavano il miele come<br />

mezzo per conservare il cibo, si deve ai Persiani<br />

e soprattutto agli Arabi l’arte di intingere in una<br />

soluzione zuccherina fiori e frutti per arricchirne<br />

i banchetti a partire dal V secolo della nostra era.<br />

Questa figlia delle infinite eredità alimentari arabe<br />

che sono giunte sino a noi venne ulteriormente<br />

affinata con l’arrivo dello zucchero dalle Americhe,<br />

più a buon mercato e disponibile. Ma è ancora<br />

un mistero se Michel de Montaigne durante il<br />

suo gran tour in Italia nella seconda metà del Cinquecento<br />

si lasciasse tentare a Lucca da un cotognato<br />

candito con miele o piuttosto con melassa

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