«Die gerade Linie ist unterbrochen» - il portale di "rodoni.ch"
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Andreae: «Ich litt für <strong>di</strong>e ganze Welt und wurde - heimatlos.» 224 Zurigo, <strong>il</strong><br />
luogo concreto nel quale visse l’esperienza dell’es<strong>il</strong>io, assume allora<br />
anche <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> simbolo <strong>di</strong> quella con<strong>di</strong>zione: una metafora <strong>di</strong> tutta la<br />
sua es<strong>ist</strong>enza. Le parole che R<strong>il</strong>ke de<strong>di</strong>ca all’art<strong>ist</strong>a nel Diario fiorentino,<br />
sembrano attagliarsi come poche altre a Busoni:<br />
«Che l’arte nelle sue vette non possa essere nazionale, vuol <strong>di</strong>re che ogni art<strong>ist</strong>a<br />
è nato in terra straniera; non ha patria in altro luogo che in sé. E quelle sue<br />
opere che esprimono la lingua <strong>di</strong> questo paese sono le più sue.» 225<br />
Un b<strong>il</strong>ancio del soggiorno in terra elvetica<br />
Gli anni che Busoni trascorse in Svizzera furono raramente sereni. Ma,<br />
nonostante i <strong>di</strong>sagi inevitab<strong>il</strong>mente connessi alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> esule, la<br />
sua produzione musicale, letteraria, teorico-estetica, f<strong>il</strong>ologica fu enorme,<br />
ad<strong>di</strong>rittura sconcertante se si tien conto dell’impegnativa attività<br />
pian<strong>ist</strong>ica 226 e dell’intensa vita sociale nell’ambito del suo Freundeskreis.<br />
Busoni ne fu pienamente consapevole e orgoglioso, se, nel 1920, poté<br />
scrivere al Serato, alludendo al suo es<strong>il</strong>io: «È rarissimo riscontrare una<br />
quercia che non si piega alla bufera; è eccezionale l'art<strong>ist</strong>a che, lottando<br />
contro essa, segue <strong>di</strong>ritto <strong>il</strong> suo cammino.» 227 Ricompare alla fine della<br />
guerra la metafora della «<strong>gerade</strong> <strong>Linie</strong>», quella art<strong>ist</strong>ica però, che non<br />
subì interruzioni o lacerazioni, come se Busoni volesse, r<strong>il</strong>kianamente, 228<br />
spezzare le catene della sua prigione con la sola forza dell’arte,<br />
«cammino verso la libertà»: 229 «Oui, le séjour à Zurich a produit une jolie<br />
récolte: de ce coté je suis assez satisfait, par moment je me sens même<br />
224<br />
Cfr. la lett. a E. Andreae del 25.7.1920, e<strong>di</strong>z. Briner, p. 33; corrisponde a n. 331,<br />
p. 438.<br />
225<br />
R<strong>il</strong>ke, p. 71.<br />
226<br />
È stata finora poco stu<strong>di</strong>ata l’attività <strong>di</strong> insegnante <strong>di</strong> pianoforte a Zurigo. Furono<br />
sicuramente suoi allievi F. Ticciati, Otto Strauss (cfr. Luening, pp. 174-175) e Nino<br />
Piccinelli. Cfr. la testimonianza <strong>di</strong> quest’ultimo in Disclub, nn. 22-23, p. 43: «A<br />
cavallo tra <strong>il</strong> 1914 e <strong>il</strong> 1915 [sic, ma forse si tratta degli anni ’15-’16] andai a<br />
Zurigo insieme ad un amico [...] che aveva già dato dei concerti <strong>di</strong> pianoforte, per<br />
seguire un corso <strong>di</strong> perfezionamento tenuto da F. Busoni. Durò all'incirca sei mesi<br />
ed eravamo in parecchi, provenienti un po' da tutta l'Europa. Busoni <strong>di</strong>mostrò<br />
subito la sua generosità rinunciando a percepire da chi era povero <strong>il</strong> compenso<br />
dovutogli. Ricordo moltissimi particolari, anche <strong>di</strong> natura tecnica, concernenti le sue<br />
lezioni, che erano principalmente d'interpretazione. Seguiva ogni allievo come se<br />
fosse <strong>il</strong> solo, senza risparmiarci rabbuffi e sfuriate, che del resto ci meritavamo. Ma<br />
non si stancava mai d'<strong>il</strong>luminare e <strong>di</strong> chiarire autori brani e intere composizioni,<br />
ripetendo e facendoci ripetere, a nostro beneficio, certi passaggi fin tanto che non<br />
c'eravamo compenetrati in quella musica. Un ricordo sovrasta gli altri: la<br />
meticolosità nell'insegnamento dell'uso del pedale: a mio avviso la connotazione<br />
essenziale del Busoni <strong>di</strong>datta da me conosciuto.» Forse anche Alice Landolt seguì<br />
delle lezioni <strong>di</strong> pianoforte a Zurigo (cfr. n. 270, p. 369).<br />
227<br />
Lett. n. 327, p. 434, Londra, 17.6.1920. Cfr. inoltre la lett. a Kestenberg del<br />
4.7.1916 pubblicata integralmente in appen<strong>di</strong>ce, n. 3: «[...] zwar zögere ich noch<br />
immer vor Entschlüssen, deren Durchführung einem grauen Schicksal anvertraut<br />
werden müsste; aber das Werk schreitet vor, und an der Hand desselben werde ich<br />
weiter spinnen und (an dem Faden) <strong>di</strong>e nächstliegende Knoten lösen.»<br />
228<br />
Ma per R<strong>il</strong>ke (cfr. la lett. a Cosomati trascritta in appen<strong>di</strong>ce, n. 10), <strong>il</strong> periodo<br />
della guerra fu caratterizzato dal s<strong>il</strong>enzio creativo, che si protrasse, con poche vette<br />
isolate come la 4ª Elegia Duinese dell’autunno del 1915, fino al 1920.<br />
229<br />
R<strong>il</strong>ke, p. 84.<br />
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