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«Die gerade Linie ist unterbrochen» - il portale di "rodoni.ch"

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alla sua tra<strong>di</strong>zione secolare, «aveva notificato agli Stati belligeranti la<br />

ferma decisione <strong>di</strong> rimanere neutrale». 39<br />

Busoni lascia definitivamente gli Stati Uniti ai primi <strong>di</strong> settembre del<br />

1915 insieme alla moglie Gerda e al secondogenito Raffaello. 40 Sbarca a<br />

Genova <strong>il</strong> 10 settembre 41 esausto e ammalato, si reca poi a M<strong>il</strong>ano dove<br />

resta due settimane in attesa del passaporto per poter uscire dall'Italia.<br />

Nel frattempo <strong>il</strong> Conte <strong>di</strong> San Martino, presidente dell'Accademia <strong>di</strong> Santa<br />

Cec<strong>il</strong>ia, gli offre la nomina <strong>di</strong> professore <strong>di</strong> pianoforte a Roma. Busoni<br />

decide <strong>di</strong> non accettarla, <strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> non essere adatto per una tale<br />

mansione, 42 ma anche <strong>di</strong> ritenerla non sufficientemente prestigiosa. 43 In<br />

realtà, tali motivazioni sono secondarie se confrontate con quelle, in<br />

parte inconfessab<strong>il</strong>i, elencate in precedenza. Ottenuto <strong>il</strong> passaporto,<br />

parte per Losanna dove Ém<strong>il</strong>e Blanchet, pian<strong>ist</strong>a e compositore, suo ex<br />

allievo, lo ospita. Ne informa subito la baronessa Jella Oppenheimer:<br />

«Ora sono qui, convalescente; sto riacqu<strong>ist</strong>ando le forze per prendere delle<br />

decisioni. Per <strong>il</strong> momento poco posso decidere, così poco come tutti gli altri.<br />

Quanto va perso! Ma tento <strong>di</strong> fare quello che posso e a New York sono riuscito a<br />

fare alcune cose che non sono del tutto da buttar via! Infatti: che cosa, se non<br />

l'arte, sopravvive a tutte le guerre?» 44<br />

39<br />

Edgard Bonjour, Storia della neutralità svizzera, Bellinzona-M<strong>il</strong>ano 1981, p. 104.<br />

«Questo atteggiamento» — continua lo storico — «sembrò talmente ovvio che né in<br />

patria né all’estero ci si sarebbe atteso qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso. La Svizzera era allora<br />

l’unico stato <strong>di</strong> cui nessuno effettivamente <strong>di</strong>ffidava.» Cfr. anche, sul problema dei<br />

rifugiati durante la Grande Guerra, <strong>il</strong> Dizionario delle letterature svizzere, a cura <strong>di</strong><br />

Pierre-Olivier Walzer, Locarno 1991, pp. 198-199. «La fama della Svizzera,<br />

acqu<strong>ist</strong>ata nel XIX secolo, <strong>di</strong> essere un tipico paese d’as<strong>il</strong>o, si conserva fino alla<br />

fine della prima guerra mon<strong>di</strong>ale. Un’indulgente politica d’as<strong>il</strong>o rende possib<strong>il</strong>e,<br />

durante gli anni della guerra, <strong>il</strong> soggiorno in Svizzera soprattutto a numerosi<br />

emigrati tedeschi appartenenti agli ambienti <strong>di</strong> sin<strong>ist</strong>ra e dei pacif<strong>ist</strong>i: risucchiati<br />

insieme nel vortice dello storico esodo, si incontrano in gruppi eterogenei,<br />

soprattutto nella città vecchia <strong>di</strong> Zurigo. [...] L’atteggiamento liberale delle autorità<br />

svizzere autorizza la maggior parte delle pubblicazioni, sotto forma <strong>di</strong> libri o <strong>di</strong><br />

giornali, e <strong>di</strong> nuove riv<strong>ist</strong>e letterarie.» Cfr. infine Marc Vu<strong>il</strong>leumier, Immigrés et<br />

refugiés en Suisse: aperçu h<strong>ist</strong>orique, Zurich-Lausanne 1989, pp. 55 ss.<br />

40<br />

Il primogenito Benvenuto era invece rimasto negli Stati Uniti (essendo nato a<br />

Boston, aveva anche la nazionalità americana) e raggiunse la famiglia a Zurigo<br />

soltanto nel settembre del 1919. Cfr. Dent, pp. 222-225, 228 e 241.<br />

41<br />

Cfr. la lett. n. 1 (a I. Ph<strong>il</strong>ipp) pubblicata in appen<strong>di</strong>ce.<br />

42<br />

Lett. ad Arrigo Serato del 7.10.1915, n. 206, p. 301. Con Serato Busoni fu in<br />

contatto ep<strong>ist</strong>olare per tutto <strong>il</strong> tempo dell’es<strong>il</strong>io: <strong>il</strong> celebre violin<strong>ist</strong>a fungeva anche<br />

da me<strong>di</strong>atore tra l’esule e l’e<strong>di</strong>tore Tito Ricor<strong>di</strong> ed fu destinatario <strong>di</strong> amari sfoghi e<br />

confidenze.<br />

43<br />

«Ce serait ‘el final de Norma’ comme <strong>di</strong>sent les Espagnoles.» scrisse a Ph<strong>il</strong>ipp<br />

(19.9.1915, Mus. ep. F. B. 303c; corrisponde alla lett. n. 204, p. 299). Cfr. anche<br />

infra, p. xx.<br />

44<br />

Lett. n. 205, p. 300 (Losanna, 27.9.1915). Cfr. anche la lett. alla stessa dell’8<br />

ottobre, n. 207, p. 302: «[...] ho salvato portandoli in<strong>di</strong>etro con me un<br />

considerevole mucchietto <strong>di</strong> lavori e per <strong>di</strong> più alcuni buoni progetti, che dovrebbero<br />

maturare in breve.» «Progetti» si riferisce soprattutto al capriccio teatrale Arlecchino<br />

e al Doktor Faust. Sulla sofferenza causata dall’es<strong>il</strong>io, cfr. infra <strong>il</strong> cap. "Il leitmotiv<br />

della linea interrotta". A proposito <strong>di</strong> Losanna aveva scritto a petri, <strong>il</strong> 29.3.1915, da<br />

Chicago: «Anche a Losanna ci si ritrova in molti. È pietoso vedere come l’umanità si<br />

rifugia su piccole isole per salvarsi dal d<strong>il</strong>uvio universale. - A questo paese viene<br />

fatto così troppo onore.»<br />

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