STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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derna sia sorta sullo sfondo dell’ateismo, mentre<br />
si sono sprecate le analisi sulle connotazioni sociali<br />
delle arti del passato, che sarebbero state<br />
condizionate dal feudalesimo o dall’imperialismo.<br />
Qui però si tratta di questioni ben più cruciali<br />
delle coloriture sociali, si sta infatti toccando<br />
il cuore dell’opera d’arte, il suo carattere ambiguamente<br />
metafisico per cui un quadro che è il<br />
trionfo della materia e del piacere sensuale rivela<br />
al contempo un mondo nascosto, svelando qualcos’altro<br />
sia pure per una visione fugace. Allora,<br />
il venire a mancare l’ordinato universo gerarchico,<br />
dove Dio è il sovrano e gli angeli i suoi messi<br />
luminosi, in un mondo oscuro che ha bisogno vitale<br />
della luce celeste e che si pasce di ogni sia<br />
pur approssimativa apparizione, produce un serio<br />
squilibrio del quadro o della scultura. Ricacciata<br />
nella pura materialità, animata soltanto dall’ingegnosità<br />
esasperata dell’autore, che rasenta d’ora<br />
in poi l’esercizio mentale funambolico, l’opera<br />
d’arte nell’epoca dell’ateismo cambia il suo statuto<br />
e trasforma pian piano anche i suoi caratteri<br />
materiali. La bella pittura plastica diviene pompieristica<br />
decorazione mentre la nuova arte degli<br />
‹operai di Dio› si vuole sempre ascetica, gotica,<br />
primitiva, schiacciata, livida, dissonante, malin-