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STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile

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! 15 $<br />

Giunge infine Nietzsche e ne trae con decisione<br />

le conclusioni:<br />

la musica, con un suo posto a parte rispetto<br />

alle altre arti, l’arte indipendente in sé, che<br />

non già, come queste, offre riproduzioni della<br />

fenomenalità, ma piuttosto parla la lingua<br />

della volontà medesima, cavandola immediatamente<br />

dall’«abisso» come la sua più vera,<br />

più originaria e più diretta rivelazione. Con<br />

questo eccezionale potenziamento di valore<br />

della musica, quale sembrava scaturire dalla<br />

filosofia di Schopenhauer, anche il musicista<br />

crebbe enormemente di valore e diventò ormai<br />

un oracolo, un sacerdote, una specie di<br />

portavoce dell’«in sé» delle cose, un telefono<br />

dell’al di là — da allora in poi non parlò soltanto<br />

di musica questo ventriloquo di Dio —<br />

parlò di metafisica… . 1<br />

Le arti un tempo figurative impararono a piegarsi<br />

davanti alla musica, abolirono la figura e si fecero<br />

sue ancelle. Così divennero tutte telefoni<br />

dell’aldilà, mentre folle di artisti si spacciavano<br />

per ventriloqui di Dio.<br />

Dirà un novecentesco, lo scrittore spagnolo<br />

José Bergamin:<br />

1 Zur Genealogie der Moral. Eine Streitschrift.

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