STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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fuoco la «nuova arte», altrimenti tanti pensieri<br />
che dovrebbero ricollocare al loro posto il cielo e<br />
la terra, rischiano di finire con l’esistenza del pittore.<br />
Niente altro che un altisonante sogno cui<br />
pone fine il risveglio.<br />
Di fronte alla miseria del solipsismo romantico<br />
non resta che il lascito di una traccia scritta, qualche<br />
pagina che compensi la titanica sfida mancata<br />
e che magari, come un messaggio nella bottiglia,<br />
si offra a qualche altro adolescente che voglia ritentare<br />
e tornare a sognare. Ma c’è una versione<br />
religiosa di tale piccolo calvario percorso dall’artista<br />
teologo, sacerdote, santo, messia. Ce lo<br />
espone Runge nella medesima lettera:<br />
<strong>Il</strong> demonio ci conduce sulla cima del tempio,<br />
dove noi dovremmo mostrare tutto il nostro<br />
splendore, e infine ci conduce nel vecchio<br />
mondo, ormai trascorso, dei cui splendori<br />
egli ci vuole fare dono se cadiamo in ginocchio<br />
e lo adoriamo.<br />
Idolatria sarà dunque inchinarsi allo splendore<br />
del passato, ecco perché «non devo studiare in<br />
Italia»: per dedicarsi al totalmente nuovo, a costo<br />
di mostrare «un’enorme presunzione, un enorme<br />
orgoglio», 21 come ammette lui stesso. Raramente<br />
21 Pp. 74–77.