STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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! 71 $<br />
l’Infinito. Un uso strumentale della pittura, un<br />
soterismo per via estetica, dove il pittore naturalmente<br />
deve badare a cogliere l’attimo e trasformarlo<br />
in eternità, sacerdote o mago. Eppure,<br />
certo, non ritornerà mai più un’arte che, sotto<br />
tutti gli aspetti, sia la stessa di quella dei<br />
secoli precedenti, giacché la natura non si ripete<br />
mai. Non ci sarà mai più un Raffaello<br />
e per raggiungere «la vetta dell’arte in un modo<br />
altrettanto originale» ci sarà bisogno di «una<br />
nuova fede». 42 Della poesia non si sarebbe detto<br />
alla stessa maniera: Goethe era lì a smentire<br />
quanti avevano affermato che l’età dell’oro di O-<br />
mero e di Shakespeare era per sempre terminata. E<br />
la musica, con Beethoven, si presentava autentica<br />
arte dell’avvenire, senza però rompere con la tradizione<br />
di Haydn e di Mozart, sempre più assoggettando<br />
casomai le arti figurative fino al punto<br />
di farle astratte come lei, sottoposte alla sua preminenza<br />
gerarchica.<br />
È allora l’arte sensuale, la raffigurazione dei<br />
corpi che pare avviarsi al tramonto, dal momento<br />
che la credenza nella «resurrezione della carne»<br />
contrasta con la fede moderna nello spiritualismo.<br />
Ormai l’ateismo si combatte sempre a colpi<br />
42 Ivi, p 71.