STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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! 70 $<br />
un quadro che sottrae, appunto per miracolo<br />
estetico, l’attimo alla morte. Se ogni prodotto<br />
della natura<br />
possiede per un solo istante la vera bellezza<br />
perfetta, possiamo allora dire anche che possiede<br />
per un solo istante la pienezza dell’esistenza.<br />
Esso è in questo istante ciò che è in<br />
tutta l’eternità: al di fuori di quell’istante lo<br />
attende solo il divenire ed il perire. L’arte,<br />
rappresentando l’essenza in quell’istante, la<br />
sottrae al tempo; la fa apparire nel suo puro<br />
essere, nell’eternità della sua vita. 41<br />
In mancanza di altra, più certa, immortalità.<br />
Quando la carne sembra destinata alla dissoluzione,<br />
si afferma questa fugace visione dell’immortalità,<br />
per cui l’arte blocca, come Giosuè, il<br />
tempo nei limiti di un quadro. Ne deriva però<br />
un’arte molto malinconica che trapela perfino nel<br />
tema neutro dei paesaggi. Del resto, Et in Arcadia<br />
ego: così parlava la Morte in un paesaggio ‹classico›<br />
di Guercino. Rendere viva una natura morta<br />
è ben magra soddisfazione se il quadro diviene<br />
l’unica speranza di sopravvivenza ed è perciò caricato<br />
di significato smisurato. Unico accesso al-<br />
41 Fr. W. Schelling, Ueber das Verhältnis der bildenden Künste zur<br />
der Natur, trad. ital. Le arti figurative e la natura, Palermo, 1989, p.<br />
52.