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STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile

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! 24 $<br />

Mai il bello. <strong>Il</strong> bello è così lontano dall’essere<br />

il principio dominante della poesia moderna<br />

che molte delle più splendide opere moderne<br />

sono palesemente rappresentate dal brutto,<br />

tanto che si è costretti ad ammettere (a malincuore)<br />

che esiste una rappresentazione<br />

dell’immensa ricchezza del reale nel suo<br />

massimo disordine e della disperazione causata<br />

dall’eccesso e dal conflitto delle energie<br />

per la quale è necessaria un’uguale se non<br />

maggiore forza creatrice e sapienza artistica<br />

che non per la rappresentazione di quella<br />

ricchezza e di quelle energie in perfetta armonia.<br />

7<br />

L’apologia del brutto all’orecchio educato dal<br />

neoclassicismo suona soprattutto ridicola. La Romantik<br />

sembra inseguire l’assurdo, e l’illogico diventa<br />

risibile. Nel mondo della tradizione, il bello<br />

ha una veste sacra, il brutto evoca gesti goffi e<br />

schernevoli del diabolico. I giorni saturnali producono<br />

il temporaneo rovesciamento dell’universo,<br />

la volta celeste che sprofonda sulla terra e<br />

il trionfo del bestiale nell’alto dei cieli; risate carnevalesche,<br />

poi il ciclo gerarchico riprende il sopravvento,<br />

il mondo torna al suo posto. Ma se il<br />

7 Fr. Schlegel, Über das Studium der griechischen Poesie, tr. it. Napoli<br />

1988, p. 66.

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