STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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con il mondo della tradizione e riportano questo<br />
senso di distanza con alcuni divieti che pare loro<br />
di dedurre dagli ultimi sviluppi della storia dell’arte.<br />
Da un certo punto in poi si dirà perciò che<br />
non si può più dipingere la figura umana o non si può<br />
più dipingere tout court. Runge, agli albori, scrive<br />
in una lettera a Ludwig Tieck che «dopo il<br />
Giudizio universale di Michelangelo» è impossibile<br />
rappresentare «gli uomini come la forza dei tempi<br />
[che] si agita in essi». La storia dell’arte apporta<br />
la testimonianza di migliaia di artisti che<br />
dopo Michelangelo smentiscono l’«impossibilità»<br />
teorizzata da Runge, ma lui replicherebbe che si<br />
tratta di epigoni pompiers, eterno pompierismo di<br />
chi non è illuminato dall’intuizione del nuovo<br />
ruolo dell’artista vocato alla nuova arte. Adesso<br />
avanza, secondo Runge, il paesaggio come specchio<br />
dell’umano e del divino, fiori e alberi che<br />
tradiscono un certo sentimento umano; più tardi<br />
si dirà: dopo l’arte concettuale di Cézanne non si<br />
potranno più dipingere paesaggi ingenui, successivamente<br />
si reagirà agli intellettualismi francesi<br />
con la lava espressionistica tedesca: dopo i colori<br />
che gridano non si può più rappresentare secondo<br />
la pacata scienza rinascimentale, e così all’infinito,<br />
semmai la storia avesse uno svolgimento infi-