STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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! 62 $<br />
terpretazioni goethiane della natura. Puntare sul<br />
paesaggio voleva dire mettere da parte la figura<br />
umana, o rimpicciolirla a tal punto, come farà<br />
proprio Friedrich, da tornare alle gerarchie medievali<br />
nelle proporzioni, girando definitivamente<br />
le spalle alla prospettiva rinascimentale e al suo<br />
umanesimo sotteso. Ma era anche un segno dello<br />
strano panteismo che aveva travolto l’antica arte<br />
dei giardini e prodotto la teologia neopagana che<br />
più corrode il cristianesimo rivelato e che si affermerà<br />
nel comune sentire. Senza Goethe, però, e<br />
neppure Campanella e Bruno, che ebbero pochi<br />
seguaci tra i pittori, e non fosse altro che per motivi<br />
cronologici, l’arte del Quattrocento fiorentino,<br />
o quella ‹lombarda› di Leonardo e dei suoi<br />
seguaci, per non dire di Dürer, avevano già mostrato<br />
i segreti di una natura sottratta al materialismo<br />
e filtrata in un cristianesimo ‹eretico› che<br />
pur sapeva distinguersi dal paganesimo.<br />
Nell’entusiasmo per la riscoperta ci si dimentica<br />
dei celebri precedenti e sembra di assistere all’avvento<br />
di un’arte più spirituale di quella che ritraeva<br />
gli umani o le scene storiche, perfino più<br />
sacra di quella che metteva in scena Gesù e i suoi<br />
santi. I paesaggi si caricano di grandi valori,