STORIA DELLA «RELIGIONE DELL'ARTE». - Il Covile
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Goethe che gli richiedeva continuamente queste<br />
figurine nere. Un predicatore lo aveva indirizzato<br />
verso il pietismo. Dopo aver anche tentato la<br />
strada del commercio, fu dispensato in famiglia<br />
dagli affari mondani e finalmente potette dedicarsi<br />
all’arte anima e corpo.<br />
Nel 1801 se ne va Dresda, attratto dalla fama di<br />
capitale dell’arte e su esortazione di Caspar David<br />
Friedrich, ma con il più anziano maestro non<br />
stringerà mai vera amicizia. Quattro anni durerà<br />
il suo soggiorno nella capitale della Sassonia, eppure<br />
in una vita breve quell’incompleto lustro<br />
può corrispondere a un secolo. I fatti decisivi avvennero<br />
qui. A Dresda incontrò la ragazza che<br />
poi avrebbe sposato, si mise a studiare l’italiano,<br />
conobbe i fratelli Schlegel, Fichte, Jacobi e<br />
Tieck che fu il suo patrono. Morì a trentatré<br />
anni. <strong>Il</strong> fratello Daniel ne raccolse le opere, gli<br />
scritti e le testimonianze orali, dedicandosi alla<br />
memoria dell’artista, proprio come fece Theo<br />
van Gogh, alla fine dell’Ottocento, con il fratello<br />
Vincent.<br />
Fu un filosofo prima che un artista, ma di lì a<br />
poco, nella cultura tedesca, le due figure si abbracceranno<br />
in Nietzsche. I suoi quadri comunque<br />
erano pensieri. Più che un paesaggista, «un