Primo Rapporto Osservatorio del Risparmio UniCredit ... - UniNews
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Individui più coscienti riguardo alle conseguenze <strong>del</strong>le proprie scelte in ambito finanziario e di pianificazione potrebbero<br />
gestire meglio le risorse a loro disposizione. Per questo, sarebbero auspicabili interventi finalizzati a migliorare la cultura<br />
finanziaria generale, intervenendo non solo su individui già avvezzi al mondo <strong>del</strong>la finanza, ma anche sulle persone più<br />
svantaggiate, i giovani, e anche gli studenti. L’introduzione dei concetti di finanza e pianificazione già sui banchi di scuola<br />
avrebbe numerosi vantaggi: i giovani innanzitutto apprendono più facilmente e velocemente, inoltre sarebbe meno costoso<br />
raggiungere un numero più elevato di individui e sarebbe un sistema più egualitario. Un vero e proprio investimento per il<br />
futuro.<br />
Un ulteriore tema importante riguarda l’allocazione <strong>del</strong> risparmio.<br />
Dal confronto internazionale, emerge che in termini di ricchezza accumulata (e anche di livello di indebitamento) le famiglie<br />
italiane risultano ancora ben posizionate rispetto ai maggiori paesi europei e agli Stati Uniti. In particolare, lo stock di ricchezza<br />
al netto <strong>del</strong>le passività finanziarie appare ancora ragguardevole: 8.500 miliardi di euro, pari a oltre 7,8 volte il reddito lordo<br />
disponibile e 5,4 volte il PIL, che corrisponde a circa 140 mila euro pro capite. E’ importante assicurarsi che questa ricchezza<br />
venga preservata, non perda valore nel tempo ma anzi che possa diventare un volano di crescita per l’economia, nonché<br />
un’integrazione al reddito <strong>del</strong>le famiglie in tempi di crisi.<br />
Guardando alla composizione degli stock di ricchezza finanziaria, si evidenzia una penetrazione molto bassa <strong>del</strong> gestito (20%<br />
<strong>del</strong> portafoglio), meno <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>le quote rilevate in Francia e Germania. Gli italiani hanno, tra l’altro, reagito alla crisi <strong>del</strong><br />
2008 incrementando ulteriormente la propria posizione in attività liquide, in linea anche con quanto accaduto nel resto dei<br />
paesi, tuttavia, non necessariamente questo spostamento verso strumenti liquidi garantisce un sostanziale miglioramento<br />
<strong>del</strong>la qualità dei portafogli.<br />
Le recenti e attuali turbolenze dei mercati finanziari possono quantomeno servire a rendere i risparmiatori più consapevoli<br />
e preparati. Anche gli investimenti considerati poco rischiosi a volte possono invece rivelarsi molto volatili e l’unico modo<br />
per gestire in modo efficace il rischio è quello di diversificare, combinando attività che diano stabilità con quelle che<br />
possano offrire crescita nel tempo, attività che siano liquide con altre che offrano flussi cedolari nel tempo. Guardando la<br />
composizione media dei portafogli italiani il percorso da compiere appare ancora lungo, ma può essere supportato da esperti<br />
e professionisti. Da questo punto di vista le banche e i gestori di patrimoni dovranno essere pronti a raccogliere la sfida e a<br />
rilanciare un patto con i risparmiatori che deve essere basato sulla trasparenza e fiducia.<br />
Non da ultimo, un tema che merita maggiore approfondimento è quello relativo ai giovani.<br />
Il mercato <strong>del</strong> lavoro non sembra essere particolarmente recettivo e risparmiare per molti di loro sta diventando un miraggio.<br />
Inoltre, gli stock di ricchezza risultano fortemente concentrati nelle mani <strong>del</strong>le generazioni più anziane. Uno sforzo per<br />
liberare maggiori risorse da dedicare al capitale umano e alla nuove iniziative imprenditoriali dei giovani appare quantomeno<br />
doveroso, sia come antidoto per uscire dalla crisi attuale che come investimento per il futuro. Un nuovo patto tra generazioni<br />
che se da un lato potrebbe dare maggiori opportunità di sviluppo per i giovani, dall’altro potrebbe anche rappresentare quella<br />
nuova benzina per la crescita economica di cui il nostro Paese ha oggi come non mai un’impellente necessità.<br />
Passando dall’analisi a livello nazionale a quella territoriale, si conferma una generale contrazione <strong>del</strong> risparmio nel triennio<br />
2010-2012, caratterizzato da un ridimensionamento esteso a tutte le aree, fatta eccezione per il Nord Est, dove un mo<strong>del</strong>lo<br />
di sviluppo economico, fortemente basato sull’export ha contribuito a sostenere il reddito.<br />
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