Primo Rapporto Osservatorio del Risparmio UniCredit ... - UniNews
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per i periodi 1995-2000, 2001-03, 2004-07 e 2008-11. Per la maggioranza dei paesi è evidente quanto questa componente<br />
sia arrivata a rappresentare una quota <strong>del</strong> risparmio finanziario via via crescente col passare <strong>del</strong> tempo. Emblematico è il caso<br />
<strong>del</strong> Regno Unito dove i flussi medi verso gli strumenti più liquidi nel 2008-11 hanno superato il totale dei flussi complessivi<br />
verso le attività finanziarie.<br />
In Italia la quota di risparmio convogliata verso attività liquide è stata pari in media al 45% nel 2008-11, meno di quanto<br />
rilevato per altri paesi. Anche in questo caso, comunque, la quota è decisamente cresciuta nel tempo.<br />
Questa sorta di processo di de-securitization non è cosa recente, in quanto sembra sia iniziato già nei primi anni 2000, a<br />
seguito <strong>del</strong>lo scoppio <strong>del</strong>la bolla speculativa <strong>del</strong>la new economy. Sembra tuttavia essere diventato più significativo dal 2008<br />
in poi.<br />
In genere, in paesi più ricchi e caratterizzati da mercati finanziari più sviluppati, le famiglie sono contraddistinte da portafogli<br />
finanziari più sofisticati con prodotti più in linea con i loro bisogni e orizzonte temporale. Le crisi <strong>del</strong>l’ultimo decennio sembrano<br />
aver bloccato questo processo, con gli investitori che sono tornati ai prodotti “di base”, sicuramente meno remunerativi ma<br />
percepiti come maggiormente sicuri.<br />
Certamente il mutato sentiment degli investitori ha contribuito a questo spostamento <strong>del</strong>le preferenze, determinando una<br />
diversa composizione <strong>del</strong> risparmio finanziario.<br />
Non abbiamo evidenze per tutti i paesi, tuttavia, se ci si limita all’Italia, i dati di indagini condotte da <strong>UniCredit</strong>/Pioneer<br />
Investments su un campione rappresentativo di clienti italiani, confermano come la quota di investitori decisamente avversi<br />
al rischio sia sensibilmente cresciuta nel tempo. Se nel 2003 il 25% dei clienti dichiarava di orientarsi verso prodotti finanziari<br />
caratterizzati da bassi guadagni pur di non dover sopportare il rischio di perdita <strong>del</strong> capitale, nel 2009 tale quota era pari al<br />
45%.<br />
Anche per il 2011, secondo le informazioni rinvenibili dalle interviste Mifid di <strong>UniCredit</strong> 22 , si è assistito ad un incremento <strong>del</strong>la<br />
quota di individui avversi al rischio. In particolare, analizzando i dati relativi a clienti a cui è stato sottoposto il questionario<br />
Mifid in 2 periodi diversi (rispettivamente prima e dopo giugno 2011 23 ), il 26% circa degli intervistati è risultato avere un<br />
profilo di rischio più conservativo nella seconda intervista rispetto alla prima. C’e’ da dire comunque che, nonostante la<br />
crisi che ha investito i paesi <strong>del</strong>l’euro e in particolar modo anche l’Italia, il 62% circa dei clienti intervistati pare non aver<br />
modificato il proprio approccio verso il rischio nel 2011 e il 12% circa ha persino dichiarato di avere un profilo maggiormente<br />
orientato al rischio rispetto alla prima intervista.<br />
Dai questionari Mifid si possono ricavare anche informazioni relative all’orizzonte temporale dei clienti. In questo caso,<br />
sembra che la stragrande maggioranza dei clienti a cui è stato somministrato il questionario abbia mantenuto per i propri<br />
investimenti finanziari un orizzonte di medio-lungo periodo. Inoltre, se si confrontano le risposte degli stessi clienti alle<br />
interviste prima e dopo giugno 2011, sembra sia cresciuto il numero di clienti con un orizzonte temporale più lungo.<br />
22<br />
I questionari sono stati somministrati principalmente ai clienti caratterizzati dal possesso di prodotti gestiti o di amministrato, ad esclusione <strong>del</strong>le assicurazioni ramo I.<br />
23<br />
A partire da giugno 2011 è stato implementato un nuovo mo<strong>del</strong>lo di consulenza che ha comportato anche una parziale modifica dei questionario Mifid.<br />
33