Primo Rapporto Osservatorio del Risparmio UniCredit ... - UniNews
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Entriamo ora maggiormente nel dettaglio e proviamo a verificare quale particolare settore ha visto ridursi in maniera più<br />
consistente il proprio risparmio.<br />
La Figura 2 scompone il risparmio nazionale lordo in percentuale al PIL tra i diversi settori istituzionali, il periodo considerato<br />
è dal 1995 al 2011. Le categorie analizzate sono: amministrazioni pubbliche, famiglie produttrici 2 , famiglie consumatrici,<br />
imprese finanziarie 3 , imprese non finanziarie.<br />
Figura 2:<br />
<strong>Risparmio</strong> nazionale<br />
lordo in Italia in % al<br />
PIL: scomposizione per<br />
settori<br />
15%<br />
13%<br />
11%<br />
9%<br />
7%<br />
5%<br />
3%<br />
1%<br />
-1%<br />
-3%<br />
-5%<br />
1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011<br />
Fonte: Elaborazione <strong>UniCredit</strong>/Pioneer<br />
Investments su dati Istat<br />
Società non finanziarie<br />
Amministrazioni pubbliche<br />
Famiglie consumatrici<br />
Società finanziarie<br />
Famiglie produttrici<br />
Questa semplice scomposizione ci permette di fare alcune interessanti considerazioni:<br />
1) Il settore pubblico, dopo periodi più o meno lunghi di risparmi positivi (prima dal 1998 al 2002 e poi dal 2006 al 2008),<br />
negli ultimi quattro anni è tornato a registrare risparmi costantemente negativi e, in generale, nei due decenni considerati il<br />
suo contributo al risparmio nazionale è stato pari al massimo al 1-2% <strong>del</strong> PIL, quando non si è rivelato negativo;<br />
2) Il risparmio <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>le imprese (finanziarie e non) si è sempre aggirato intorno al 9-10% <strong>del</strong> PIL, con le imprese non<br />
finanziarie che hanno realizzato i risparmi maggiori (47% <strong>del</strong> risparmio nazionale nel 2011);<br />
3) Le famiglie produttrici hanno contribuito anch’esse con risparmi positivi e negli ultimi 6 anni in leggera crescita rispetto al<br />
PIL, fino ad arrivare nel 2011 a rappresentare il 15% <strong>del</strong> risparmio nazionale;<br />
4) Le famiglie consumatrici sono il settore che nel tempo ha diminuito in maniera più significativa il proprio risparmio:<br />
con valori (in percentuale al PIL) nel 2011 più che dimezzati rispetto a quelli registrati a metà degli anni ’90. Se nel 1995<br />
contribuivano per poco più <strong>del</strong> 60% <strong>del</strong> risparmio nazionale, negli anni successivi questa quota è scesa progressivamente<br />
sino al 36% <strong>del</strong> 2011.<br />
Le valutazioni non cambiano anche rapportando il risparmio lordo al reddito disponibile.<br />
Infatti, il saggio di risparmio <strong>del</strong>le famiglie consumatrici è passato dal 19,3% <strong>del</strong> 1995 all’8,8% <strong>del</strong> 2011. Va tuttavia precisato<br />
che se consideriamo le famiglie italiane nella loro interezza (cioè sia produttrici che consumatrici) questo dato migliora<br />
leggermente portandosi per il 2011 al, già citato, 12%.<br />
2<br />
Secondo l’Istat le Famiglie Produttrici comprendono le società semplici e le imprese individuali che operano nel settore non finanziario ed occupano fino a 5 dipendenti e le unità,<br />
prive di dipendenti, produttrici di servizi ausiliari <strong>del</strong>l’intermediazione finanziaria.<br />
3<br />
Sempre secondo l’Istat le Imprese Finanziarie comprendono la Banca Centrale, le banche che effettuano raccolta a breve e a lungo e le unità impegnate nelle attività regolamentate<br />
dal Testo Unico <strong>del</strong>le leggi in materia bancaria e creditizia (1/1/1994). Le Imprese Non Finanziarie comprendono, invece, le società di capitali, le società cooperative, le società<br />
di persone, le società semplici e le imprese individuali con oltre 5 dipendenti. Sono infine comprese anche le istituzioni non profit che producono beni e servizi destinabili alla<br />
vendita che possono essere oggetto di scambio sul mercato oppure esclusivamente destinati ad altre società non finanziarie.<br />
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