Primo Rapporto Osservatorio del Risparmio UniCredit ... - UniNews
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1.3 DA FORMICHE A CICALE?<br />
Tornando al risparmio <strong>del</strong>le nostre famiglie, proviamo ora a capire le possibili cause per una sua così drastica riduzione nel<br />
tempo.<br />
Iniziamo con un breve excursus dagli anni <strong>del</strong> Miracolo Italiano ai giorni nostri.<br />
Dalla fine degli anni ’50 sino agli anni ’80 <strong>del</strong> novecento l’Italia è stata caratterizzata da tassi di risparmio decisamente<br />
superiori alla media, il che portava a chiedersi se effettivamente non si risparmiasse troppo! Secondo molti economisti il<br />
fattore determinante <strong>del</strong>l’elevato tasso di risparmio di quel periodo è stata la produttività, cresciuta a ritmi decisamente<br />
sostenuti durante quegli anni 9 .<br />
Questo ”effetto crescita” è stato poi con ogni probabilità ampliato da due altri fattori.<br />
Il primo è quello relativo alle cosiddette consumption habits degli italiani; ossia, la “lentezza” che gli individui dimostrano<br />
nell’adeguare i consumi ad un cambiamento permanente <strong>del</strong>le loro aspettative di reddito. In quel periodo, infatti, alla<br />
crescita sostanziale dei redditi non è seguito un’altrettanto sostanziale modifica <strong>del</strong>le decisioni di spesa degli italiani, che<br />
hanno mantenuto uno stile di vita abbastanza morigerato, memori forse degli anni di guerra appena superati. A questo<br />
si deve aggiungere il secondo fattore: la presenza di un mercato dei capitali non particolarmente sviluppato che rendeva<br />
molto difficoltoso prendere a prestito (anche volendo); per cui le famiglie per acquistare la casa o beni durevoli erano<br />
necessariamente costrette a risparmiare.<br />
Dagli anni ’90 in poi si è invece assistito ad un’inversione di tendenza, con tassi di risparmio che cominciano a scendere.<br />
Anche in questo caso la crescita economica, e in particolare un suo rallentamento, sembra aver fortemente influito su questo<br />
risultato.<br />
Tuttavia, anche l’allentamento dei vincoli di liquidità sembra abbia giocato un ruolo fondamentale. A partire dalla fine degli anni<br />
’80, infatti, in Italia è stata attuata una progressiva deregolamentazione <strong>del</strong> mercato creditizio e <strong>del</strong>le assicurazioni, con una<br />
maggiore apertura alla concorrenza. Questi fattori uniti al calo graduale dei tassi di interesse, a seguito <strong>del</strong>l’implementazione<br />
<strong>del</strong> progetto di moneta unica, hanno permesso ad un numero sempre maggiore di famiglie un più agevole accesso al credito,<br />
contribuendo in tal modo al calo <strong>del</strong> risparmio aggregato 10 .<br />
9<br />
Si veda per un approfondimento sul tema Jappelli e Pagano (1998) “The determinants of saving: lessons from Italy”.<br />
10<br />
Gli studiosi hanno rilevato anche come la maggiore generosità <strong>del</strong>lo Stato in materia pensionistica di quegli anni potrebbe aver influito sul calo <strong>del</strong> risparmio, tuttavia l’effetto<br />
complessivo non sembra essere di grande entità. Tanto meno sembrano essere stati determinanti le modifiche alla struttura demografica e il sostanziale invecchiamento <strong>del</strong><br />
paese. Sappiamo dal mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> ciclo vitale che ad una popolazione in media più anziana dovrebbero corrispondere tassi di risparmio aggregato inferiori. Tuttavia, nel caso<br />
<strong>del</strong>l’Italia, non sembra ci siano forti evidenze di decumulo da parte degli anziani, se non in tarda età. Si veda in particolare Rossi e Visco (1995), “National saving and social security<br />
in Italy” e Baldini, Mazzaferro e Onofri (2012) “The reform of the Italian pension system, and its effect on saving behaviour”.<br />
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