Primo Rapporto Osservatorio del Risparmio UniCredit ... - UniNews
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di nuove passività (es. nuovi mutui o nuovo ricorso al credito al consumo), come evidenziato in Figura 16. Ciò è avvenuto<br />
anche a livello internazionale e appare dovuto sia ad un effetto domanda (meno famiglie disposte ad indebitarsi vista la<br />
difficile situazione economica e dei mercati) che ad un effetto offerta (legato al restringimento <strong>del</strong> credito da parte <strong>del</strong>le<br />
banche). Questo ha tra l’altro portato lo stock di debito <strong>del</strong>le famiglie a livelli più sostenibili, anche se per l’Italia, come già<br />
evidenziato, il problema è meno rilevante rispetto ad altri paesi.<br />
Regno Unito, Stati Uniti e Spagna sono i paesi caratterizzati dalle variazioni più significative. Dai picchi di nuovo debito creato<br />
nel corso di un anno <strong>del</strong> 15% o anche 20% <strong>del</strong> reddito disponibile registrati nella prima metà degli anni 2000 si è passati a<br />
valori pari a zero o persino negativi dopo il 2008. I tassi negativi sono dovuti sostanzialmente a un elevato numero di famiglie<br />
dichiarate insolventi a seguito <strong>del</strong>la bolla immobiliare. Tra l’altro molte famiglie, anche sulla scorta di banche molto più restie<br />
a concedere credito, hanno accantonato o per lo meno posticipato la decisione di accendere nuovi debiti.<br />
L’Italia, comunque, sembra essere meno esposta a questo problema, caratterizzata, infatti, dall’accensione di nuove passività<br />
in media di poco superiore al 5% <strong>del</strong> reddito disponibile prima <strong>del</strong> 2008 e da valori più bassi, intorno al 2% medio circa, nella<br />
fase successiva.<br />
Figura 17:<br />
Flussi di risparmio investiti<br />
in attività liquide in<br />
% <strong>del</strong> risparmio finanziario<br />
lordo<br />
120%<br />
100%<br />
80%<br />
60%<br />
52%<br />
56%<br />
45%<br />
79%<br />
111%<br />
75%<br />
Fonte: Elaborazione <strong>UniCredit</strong>/Pioneer<br />
Investments su dati di Banche Centrali<br />
nazionali.<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
29%<br />
Austria Francia Germania Italia Spagna Regno Unito Stati Uniti<br />
1995-2000 2001-03 2004-07 2008-11<br />
Guardiamo ora come si compone il risparmio finanziario.<br />
Come già detto, nel risparmio finanziario vanno inclusi tutti gli afflussi (al netto dei deflussi) verso i prodotti finanziari avvenuti<br />
nel corso di tutto l’anno. Vanno quindi considerati i fondi comuni, le assicurazioni, i fondi pensione, oltre ad obbligazioni e<br />
azioni e anche le somme depositate sui conti correnti, di risparmio o altre forme di deposito <strong>del</strong>la liquidità presso le banche,<br />
società finanziarie in genere e gli operatori postali.<br />
Un primo elemento che vale la pena mettere in luce e che accomuna l’Italia con il resto dei paesi considerati è il progressivo<br />
aumento, nel corso degli ultimi 15 anni, <strong>del</strong>la quota di risparmio finanziario destinata a depositi e alle attività liquide in genere.<br />
In Figura 17 abbiamo indicato la quota di flussi medi verso le attività liquide in percentuale al totale <strong>del</strong> risparmio finanziario<br />
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