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AAA Bilancio 2011 def senza foto - Acri

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aumenti del capitale sociale per rafforzarsi patrimonialmente. In molti casi non sono stati<br />

distribuiti dividendi, mentre tutte le imprese del settore hanno programmato interventi per la<br />

riduzione dei costi.<br />

In generale le fondazioni, con grande senso di responsabilità, in più occasioni hanno<br />

partecipato e reso possibile la realizzazione di imponenti aumenti del capitale sociale di<br />

numerosi gruppi bancari, che hanno così molto migliorato i propri indici di patrimonializzazione,<br />

allontanando ulteriormente quel rischio sistemico che in altri paesi ha costretto i governi a<br />

procedere, nella sostanza, alla nazionalizzazione di grandi banche.<br />

Gruppi bancari di tutte le dimensioni hanno dovuto spesare gli oneri di maggiori insolvenze<br />

nel credito, sono stati oggetto di diminuzioni del rating (da parte di agenzie, invero, la cui<br />

autorevolezza e attendibilità negli ultimi anni è stata ed è assai discutibile) e, nel contempo,<br />

hanno dovuto tenere conto, soprattutto gli istituti locali, delle necessità di credito delle imprese<br />

e delle famiglie.<br />

Il tema della disponibilità di credito da parte delle imprese (anche quelle meno penalizzate<br />

dalla crisi hanno comunque necessità di liquidità) e delle famiglie è centrale, poiché la<br />

mancanza di adeguate disponibilità finanziarie, unita a contrazioni anche consistenti del<br />

reddito, potrebbe dare luogo a un ulteriore avvitamento della congiuntura economica già di per<br />

sé pesantemente negativa.<br />

Il cosiddetto “credit crunch”, o stretta creditizia, lamentata da molte imprese, può in effetti<br />

diventare un ulteriore freno non soltanto alla ripresa dell’economia, ancora in forte<br />

rallentamento, ma mettere a rischio la sopravvivenza di molte aziende.<br />

Le difficoltà del sistema bancario italiano di fare reddito e le esigenze di nuovo capitale<br />

esplicano i loro effetti – ed è prevedibile che il fenomeno permanga nei prossimi esercizi -<br />

anche sulle fondazioni di origine bancaria, soprattutto su quelle che hanno ancora in<br />

portafoglio consistenti partecipazioni bancarie (qual è il caso di Cesena e di molte altre, che non<br />

hanno ceduto o hanno ceduto soltanto in parte le azioni della banca conferitaria).<br />

Nell’immediato deve essere registrata una severa restrizione dei ricavi finanziari da parte di<br />

molte fondazioni, ma anche nel medio lungo termine si deve prevedere una minore redditività<br />

delle partecipazioni bancarie, che non consentirà di fare affidamento su flussi finanziari<br />

paragonabili a quelli su cui le fondazioni hanno potuto contare sino a un recente passato.<br />

Il Gruppo Bancario Cassa di Risparmio di Cesena ha pagato lo scotto della crisi nel bilancio<br />

dell’esercizio 2010, soprattutto a causa degli accantonamenti resisi cautelativamente<br />

opportuni, e raccomandati dalla Banca d’Italia, a fronte delle accresciute insolvenze dei soggetti<br />

finanziati. Giova peraltro rammentare che il risultato operativo, che rappresenta il reddito<br />

dell'impresa prima della gestione straordinaria e di quella tributaria, era stato il più elevato da<br />

quando è stato costituito il Gruppo Bancario, a dimostrazione che l’attività ordinaria<br />

dell’impresa bancaria era rimasta sana e produttiva di valore.<br />

E’ confortante, come si esporrà meglio in prosieguo, il miglioramento dei conti nel bilancio<br />

<strong>2011</strong> del Gruppo Bancario e un utile netto decisamente superiore al precedente; peraltro è<br />

auspicabile che una parte significativa di tale utile sia accantonata a riserve per rafforzare<br />

patrimonialmente il Gruppo.<br />

Questo significherà un ulteriore anno di sacrifici per la Fondazione in termini di disponibilità<br />

finanziarie, ma andrà a beneficio del valore patrimoniale della partecipazione detenuta.<br />

In prospettiva, il Gruppo Bancario Cassa di Risparmio di Cesena dovrà assumere ulteriori<br />

iniziative per contenere i costi, migliorare la capacità competitiva (fatta anche di forza<br />

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