La comunità andina in Italia - Promofirenze

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PROMOZIONE FIRENZE n.1, gennaio/giugno 2008
14) Francisco Medina
Martinez, 1990, La
Industria Textil en el
Cuzco, Pág. 3. 1928-
1980
15) Proinversión, ,
Guía de Inversiones
en el Sector Textil y de
Confecciones para la
exportación, Pág.7.
2005
Lo sfruttamento di lane e capelli fini, fu concentrato
nei dipartimenti di Cusco e Puno.
Nel periodo coloniale erano state create diverse manifatture
nel Cusco, per la produzione di tessuti che
venivano poi inviati a Potosí. Dopo l’indipendenza
si attivò un dinamico commercio laniero tra il dipartimento
di Cusco, Puno ed Arequipa, divenendo
quest’ultimo il centro commerciale più importante
della zona, per la sua vicinanza al porto di Islay, da
dove si esportava la lana verso l’Europa.
Agli inizi del secolo XX, le élite di commercianti e
latifondisti 14 , stabilite nei dipartimenti del sud del
Perù, furono i propulsori dell’investimento industriale.
Così, si costituirono le fabbriche di tessuti di
lana e le filande, attivandosi in questo caso anche la
catena produttiva della lana, con la partecipazione
di allevatori, commercianti ed industriales.
La riforma agraria colpì la catena produttiva delle
lane mediante le espropriazioni delle tenute montane
e dei loro allevamenti. I “fagotti” furono ridotti
in volume e mischiate le varietà. Come nel caso
dell’agricoltura costiera, l’allevamento di montagna
si perse e portò ai livelli di sussistenza migliaia di
piccoli allevatori.
Finora possiamo affermare che il settore tessile in
Perù si è sviluppato approfittando della ricchezza
genetica, tanto del cotone come dei camélidos
sud-americani, i piani ecologici e la destrezza e versatilità
degli artigiani 15 (capaci di creare le proprie
tecniche per processi complessi come quelli della
filatura, la tintura e la tessitura, e anche di assimilare
e adattare nuove tecnologie). Essi controllarono i
processi di design, lo sviluppo di colori e anche la
commercializzazione. L’attività tessile fu vincolata