La comunità andina in Italia - Promofirenze

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PROMOZIONE FIRENZE n.1, gennaio/giugno 2008
ritarie da affrontare, oltre che nella concertazione
e programmazione degli interventi.
Rispetto ad una valutazione complessiva, occorrerà
verificare se, terminato questo percorso, le associazioni
potranno attuare una strategia di crescita,
coinvolgendo in maniera attiva la comunità in
questo impegno che tende a essere la prova che
la diaspora può essere attrice non passiva della
crescita dei propri paesi d’origine. Pur con alcuni
limiti, quali un naturale grado di turn-over tra le
associazioni e i singoli partecipanti al progetto,
questa iniziativa può risultare decisiva nel contesto
attuale di crescita dell’associazionismo migrante,
per avviare un dibattito nella comunità di immigrati
in Italia e favorire un meccanismo di attrazione di
nuove associazioni che vogliano inserirsi in questa
iniziativa.
Il quarto asset: gli imprenditori migranti
Se il transnazionalismo nella letteratura dello sviluppo
emerge come argomento chiave per comprendere
le attività delle comunità diasporiche
nei paesi d’origine e di residenza all’estero, gli
imprenditori transnazionali sono spesso visti come
il volto umano della globalizzazione, attuando una
“forma alternativa di adattamento economico delle
minoranze straniere basata sulla mobilitazione dei
network sociali da ambo le parti” (Portes, Haller,
and Guarnizo 2001).
L’avvio di un’attività di impresa a seguito di un percorso
di migrazione agisce in una doppia direzione
rispetto al processo di integrazione economica e
sociale nel paese di destinazione. Da un lato, infatti,
la necessità di avere relazioni economiche tali da
permettere l’assunzione di un rischio economico e
finanziario e dei capitali necessari all’avviamento
comporta l’essere già parte di una rete di rapporti