La comunitÃ andina in Italia - Promofirenze

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PROMOZIONE FIRENZE n.1, gennaio/giugno 2008 51 della piena cittadinanza dei migranti. E’interessante notare come le esperienze sinora svolte in questo particolare ambito mostrino il modificarsi del profilo dei migranti nel tempo: gli andini, da attori passivi o residuali della cooperazione hanno mostrato un atteggiamento proattivo nei confronti delle iniziative volte allo sviluppo nei paesi d’origine. Riguardo al nostro paese, nel 2006 alcune associazioni di migranti, con l’assistenza di CeSPI e SID, hanno iniziato un percorso di riflessione sul loro ruolo rispetto ai paesi d’origine e di residenza e quale collocazione attiva potessero avere nel mondo della cooperazione allo sviluppo. La discussione nel suo progredire ha messo in luce alcuni tipi d’intervento che potevano essere condotti dalle stesse associazioni pur non avendo particolari competenze in materia di cooperazione allo sviluppo. In particolare, sono stati identificati tre tipi d’iniziative da promuovere: (1) progetti di solidarietà a favore della popolazione povera dei paesi d’origine (tramite rimesse collettive), (2) progetti imprenditoriali transnazionali (tramite rimesse imprenditoriali) – si anticipa qui, rimandando ai paragrafi seguenti, che il ruolo dell’imprenditoria immigrata all’interno del tessuto imprenditoriale italiano è un fenomeno in espansione ed è sempre più rilevante sotto il profilo economico; (3) progetti per il rafforzamento e consolidamento dell’associazionismo andino. In quasi un anno le associazioni che rispettassero la condizione di essere legalmente costituite e avere i libri contabili in regola sono andate coagulandosi nella realizzazione di un’unica associazione di venti associazioni - Juntos por los Andes (JPLA) - registrata legalmente nel 2007, con l’obiettivo di imparare, fare e promuovere azioni di cooperazione avendo il ruolo di attori dello sviluppo del paese d’origine.
52 PROMOZIONE FIRENZE n.1, gennaio/giugno 2008 8) In una prima fase, le 20 associazioni di migranti andini si sono impegnate a raccogliere complessivamente una quota di € 15.000 euro attraverso una “riffa”, rivolta principal- Un esempio del potenziale associativo: il Fondo Italo Andino di solidarietà 4+1 Lo strumento scelto dalle JPLA per realizzare i progetti di solidarietà nei paesi d’origine è stato individuato nel “Fondo Italo Andino di solidarietà 4+1”, ispirato all’esperienza di successo del modello messicano noto come 3x1. Il modello 3x1 nasce negli anni Novanta, quando le iniziative delle associazioni della diaspora messicana negli Stati Uniti hanno deciso di utilizzare le rimesse collettive delle associazioni di villaggio, integrate con risorse del Governo Federale, Regionale e Municipale del Messico per finanziare progetti sociali e di piccola infrastruttura civile nella propria regione d’origine. L’esperienza messicana, con il finanziamento di un crescente numero di progetti, ha mostrato le potenzialità della partecipazione dei migranti come interlocutori per lo sviluppo del proprio paese di provenienza. In questo modo, infatti, i paesi d’origine dei migranti che hanno sistemi di welfare statale molto deboli hanno potuto beneficiare di una “integrazione” da parte di istituzioni pubbliche ai fondi privati costituiti dalle rimesse collettive (Stocchiero, 2004). Nel caso italiano, Juntos por los Andes ha rielaborato il meccanismo moltiplicatore delle rimesse alla base del modello 3x1, includendo l’apporto finanziario di altri soggetti rispetto all’esperienza messicana: ad ogni euro raccolto dai migranti di JPLA se ne aggiungono 4 donati sia di partner pubblici che privati e sia italiani che esteri. La prima dotazione 8 è stata destinata al finanziamento di quattro iniziative a sostegno di enti che si prendono cura di bambini bisognosi nei paesi andini 9 . La costituzione del Fondo Italo Andino considera due aspetti centrali: sviluppa un approccio bottom up attraverso il coinvolgimento di più soggetti e
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