1222 BvS n.7 Novembre.qxd - Fondazione Biblioteca di via Senato
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novembre 2009 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 9<br />
leanza francese era un progetto <strong>di</strong> eminente interesse <strong>di</strong>nastico,<br />
<strong>di</strong> promozione del principato me<strong>di</strong>ceo tra i potentati<br />
europei, ma dava pure alimento alle speranze fiorentine<br />
<strong>di</strong> un nuovo corso economico e politico, <strong>di</strong> cambiamenti<br />
più incisivi nella vita civile dello Stato toscano.<br />
La pacificazione e la stabilità <strong>di</strong> una Francia amica<br />
promettevano <strong>di</strong> ripristinare gli antichi rapporti commerciali<br />
sconvolti dalle guerre <strong>di</strong> religione, d’altra parte il<br />
<strong>di</strong>stacco della Toscana dall’egemonia spagnola in declino<br />
dopo la rotta dell’Invencible Armada, le proteste <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza<br />
da Roma elevate da Fer<strong>di</strong>nando in <strong>di</strong>fesa della<br />
sua politica estera, infine lo stesso esempio <strong>di</strong> Enrico IV, il<br />
re della pacificazione religiosa, potevano apparire presagi<br />
<strong>di</strong> un nuovo clima politico e civile anche nel granducato.<br />
È vero che il riflusso della politica granducale, dopo che<br />
la pace <strong>di</strong> Lione <strong>di</strong>stolse il re <strong>di</strong> Francia dalle vicende italiane,<br />
soffocò presto queste attese; è altrettanto vero però<br />
che per tutto il lungo periodo dell’accostamento a Enrico<br />
<strong>di</strong> Navarra e sino al matrimonio <strong>di</strong> Maria de’ Me<strong>di</strong>ci tali<br />
attese furono effettivamente incoraggiate da Fer<strong>di</strong>nando<br />
I, anche al <strong>di</strong> là della abituale riservatezza e ambiguità <strong>di</strong><br />
chi «etiam alla sua destra haveria voluto celato quel che facesse<br />
la sinistra sua». Infine, obbligato alla cautela dalla minaccia<br />
ispano-pontificia all’esistenza stessa del principato,<br />
ma costretto da quella medesima minaccia ad accelerare<br />
la ricerca dell’alleanza francese e ad assicurarle consensi<br />
interni, Fer<strong>di</strong>nando accettò e premiò pubblicamente il<br />
sostegno delle forze che a Firenze così gran<strong>di</strong> e varie speranze<br />
annettevano alle sue “nuove” scelte <strong>di</strong>plomatiche.<br />
<br />
L’Euri<strong>di</strong>ce nasce in queste circostanze politicamente<br />
anomale, ambiguamente favorevoli, e si alimenta <strong>di</strong><br />
queste brevi illusioni che ne segnano l’identità artistica<br />
suggerendole il mito euforico della rinascita, <strong>di</strong> un utopico<br />
risarcimento della Florentina Libertas. L’epiteto <strong>di</strong> congrega,<br />
col quale Emilio de’ Cavalieri ne identificava polemicamente<br />
gli autori, definisce bene un impegno comune<br />
non soltanto artistico, un ruolo <strong>di</strong> accettato conforto<br />
ideologico al nuovo corso del regime, <strong>di</strong> sollecitazione e<br />
anticipazione <strong>di</strong> una politica innovativa, <strong>di</strong> per sé non priva<br />
<strong>di</strong> ambiguità ed esitazioni.<br />
Con modalità <strong>di</strong>verse, ma nello stesso senso, la precedette<br />
l’episo<strong>di</strong>o politico culminante del progetto <strong>di</strong><br />
persuasione, l’offerta <strong>di</strong> Jacopo Corsi al granduca, «a nome<br />
dei suoi concitta<strong>di</strong>ni»: contribuire alla dote <strong>di</strong> Maria<br />
de’ Me<strong>di</strong>ci, offerta che non soltanto dava impulso all’alleanza<br />
francese, ma esprimeva il lealismo della città in un<br />
momento <strong>di</strong> mortale pericolo per il principato.<br />
L’in<strong>di</strong>vidualità dell’Euri<strong>di</strong>ce sta nell’aver affidato<br />
l’utopia umanistica della restituzione della civiltà citta<strong>di</strong>na,<br />
trasfigurata nell’allegoria <strong>di</strong> una vicenda <strong>di</strong> morte e resurrezione,<br />
all’utopia del potere persuasivo della musica,<br />
come insegnava il mito umanistico <strong>di</strong> Orfeo. A questo<br />
programma <strong>di</strong> convinzione del principe, Ottavio Rinuccini<br />
partecipò con la sua insistita sperimentazione teatrale,<br />
rivolta a dare alle istanze politiche la prestigiosa evidenza<br />
dello spettacolo; Jacopo Peri contribuì con la creazione<br />
<strong>di</strong> un nuovo linguaggio musicale <strong>di</strong> sobria, elegante<br />
trasparenza; Corsi, infine, aggiunse al suo contributo <strong>di</strong><br />
riflessione teorica e mecenatismo il prestigio politico che<br />
dava spessore alle allusioni del testo, la stessa autorità con<br />
la quale in nome <strong>di</strong> Firenze si propose come interlocutore<br />
del granduca. Comunque, quale che sia stato per i contemporanei<br />
il prestigio dell’invenzione teatrale, il progetto<br />
<strong>di</strong> persuasione non fu premiato, com’è nella natura<br />
Charles de Sousy Ricketts (1866-1931), Orfeo, Euri<strong>di</strong>ce e<br />
Mercurio