1222 BvS n.7 Novembre.qxd - Fondazione Biblioteca di via Senato
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novembre 2009 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 27<br />
I COLORI DEL SACRO<br />
E LA TERRA ILLUSTRATA<br />
UNA SOLA OPERA E UN RICCO CATALOGO<br />
PER I 25 DELLA GALLERIA BELLINZONA<br />
La quinta e<strong>di</strong>zione della Rassegna<br />
internazionale <strong>di</strong> illustrazione<br />
“I colori del sacro” si sceglie come<br />
titolo quel “Terra!” uralto da un marinaio<br />
<strong>di</strong> Cristoforo Colombo alla scoperta<br />
del Nuovo Mondo. E lo fa per contrasto,<br />
perché quella parola, da sempre, è anche<br />
il nome del nostro “vecchio” Pianeta,<br />
quello che le tavole qui esposte<br />
ci invitano a riscoprire.<br />
La terra come elemento base della<br />
nostra vita, quin<strong>di</strong>, e come luogo unico<br />
deputato alla stessa, ma anche come<br />
Grande Madre, incarnazione estrema<br />
del sacro e della spiritualità per molti<br />
popoli lungo lo spazio e il tempo,<br />
conquistati dall’affascinante convivere<br />
Prestigiosa e inconsueta<br />
insieme, l’esposizione<br />
con cui<br />
Carlo Ghielmetti celebra i<br />
25 anni <strong>di</strong> attività della<br />
Galleria Bellinzona <strong>di</strong> Milano.<br />
Un omaggio a Picasso,<br />
attraverso un’unica<br />
opera, Le Repas frugal,<br />
presentata nella sua<br />
dei suoi tre regni: minerale, vegetale<br />
e animale. Substrato fisico, ventre e<br />
nutrimento insieme, la Terra si è<br />
meritata nel corso dei secoli un numero<br />
infinito <strong>di</strong> riti, sogni e preghiere, e oggi<br />
anche (e <strong>di</strong> continuo) il nostro rispetto<br />
e le nostre scuse per il suo stato attuale.<br />
Al Museo Diocesano <strong>di</strong> Padova,<br />
allora, si sono dati appuntamento<br />
(dal 27 novembre all’11 aprile 2010; info:<br />
tel. 049/652855; www.santantonio.org)<br />
oltre cento illustratori provenienti da 35<br />
Paesi per reinterpretare questa<br />
avventura e poi portarla in giro<br />
per l’Italia e per l’Europa, come nella<br />
“TERRA INCOGNITA”: L’ITALIA E LE SUE CITTÀ NELLE VEDUTE<br />
IMPOSSIBILI DI UN GIOVANE BRASILIANO AMANTE DEL DISEGNO<br />
La milanese Galleria<br />
Riccardo Crespi<br />
presenta per la prima<br />
volta in Italia una<br />
personale <strong>di</strong> Marcelo<br />
Moscheta – fino al 24<br />
gennaio 2010; tel.<br />
02/89072491; www.riccardocrespi.com–,<br />
giovanissimo<br />
artista brasiliano<br />
che ha realizzato<br />
una serie <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>te e impossibili<br />
vedute “me<strong>di</strong>terranee”<br />
proprio per<br />
l’occasione. Il titolo della<br />
mostra, “Terra incognita”,<br />
è ripreso dalla tipica<br />
<strong>di</strong>citura<br />
usata nelle<br />
antiche<br />
carte geografiche<br />
per nominare quegli angoli<br />
del mondo ancora<br />
inesplorati o quasi, “selvaggi”,<br />
come è il nostro<br />
Paese per questo ragazzo<br />
che se lo reinventa passo<br />
dopo passo tra collage,<br />
<strong>di</strong>segni, fotografie e installazioni<br />
che partono<br />
sempre da immagini <strong>di</strong><br />
luoghi esistenti, reinterpretati<br />
dalla sua fantasia.<br />
planche originale e in una<br />
rara prova biffata della<br />
stessa. Il foglio è datato<br />
1904 e cioè sul crinale tra<br />
il periodo blu del maestro<br />
e quello rosa. Segue la<br />
mostra un catalogo con<br />
testi del curatore, <strong>di</strong> Marco<br />
Fragonara, Luigi e Michele<br />
Tavola, Giovanni<br />
Invernizzi, Flavio Arensi,<br />
Francesco Garrone, una<br />
conversazione tra Oreste<br />
Bellinzona e Christine<br />
Stauffer e una testimonianza<br />
<strong>di</strong> Yves Lebouc.<br />
migliore tra<strong>di</strong>zione della manifestazione,<br />
anche se la suggestione delle bianche<br />
volte delle “Gallerie” del museo<br />
<strong>di</strong>ocesano dovrebbe far propendere tutti<br />
per “l’originale”.<br />
Andrea Nante e Massimo Maggio,<br />
i curatori, hanno scelto i <strong>di</strong>segni<br />
e le illustrazioni anche in virtù delle<br />
storie che raccontano, spaziando da<br />
antiche leggende africane che<br />
raccomandano <strong>di</strong> mangiarla, la terra, a<br />
quelle ve<strong>di</strong>che che la vivono soprattutto<br />
come ultima e accogliente destinazione<br />
dell’essere umano, pronto a rigenerarsi<br />
in lei, rigenerandola.<br />
Un’attenzione alla terra come<br />
madre e come materia che ritro<strong>via</strong>mo<br />
anche nei nostri capisal<strong>di</strong> culturali:<br />
nelle Scritture, come polvere da cui Dio<br />
plasmò l’uomo, e nella tra<strong>di</strong>zione<br />
filosofico-ellenica, visto che secondo la<br />
teogonia <strong>di</strong> Esiodo, Gaia, la Terra,<br />
partorisce ad<strong>di</strong>rittura anche il cielo.<br />
La varietà delle storie e<br />
delle leggende, la <strong>di</strong>versità dei paesi<br />
<strong>di</strong> provenienze e la scontata<br />
eccezionalità <strong>di</strong> ogni animo creativo<br />
completano il tutto, riuscendo a dare<br />
forma a un’esposizione sempre coerente<br />
con i propri obiettivi, ma <strong>di</strong>versa da se<br />
stessa ogni opera <strong>di</strong> più. E ciò che non<br />
cambia è solo la convinzione che ferire<br />
la terra sia ferire l’uomo.