Porsche Panamera - Italiaracing
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tempo<br />
Dindo Capello (con la coppa) e Laurent Aiello. Un mese dopo la tragedia al Lausitzring<br />
l’estate dell’81, in cui Commendatore<br />
gli promette un futuro in<br />
Rosso. Ma per questioni legate<br />
a sponsor e contratti con altri<br />
piloti, il tutto si concretizza solo<br />
il 26 settembre 1983, giorno in<br />
cui si ritorna a vedere un pilota<br />
italiano a Maranello. Fin dai primi<br />
giorni Alboreto è entusiasta<br />
di un’atmosfera che definisce<br />
carica di storia. Nel primo GP<br />
dell’84, in Brasile, scatta bene,<br />
infilando la Lotus del poleman<br />
De Angelis, ma dopo 11 tornate<br />
in testa, abbandona per noie<br />
ai freni. Delusione che viene<br />
ripagata ampiamente a Zolder,<br />
quando Michele s’impone<br />
davanti a Warwick (Renault) e<br />
al compagno Arnoux. Finalmente<br />
18 anni dopo Scarfiotti, un<br />
altro italiano torna a vincere sulla<br />
rossa.<br />
Purtroppo però la stagione è<br />
alquanto travagliata, causa il<br />
passaggio dall’iniezione meccanica<br />
a quell’elettronica e contro<br />
lo strapotere della McLaren di<br />
Prost, c’è ben poco da fare.<br />
Alboreto chiude al 4° posto,<br />
fiducioso del futuro. Il 1985<br />
infatti, vede il lombardo lottare<br />
per il titolo; vince due volte in<br />
Canada e in Germania, è leader<br />
in classifica e pare avviato alla<br />
conquista dell’iride, quando l’incantesimo<br />
svanisce. Una serie<br />
di turbine difettose causa ripetuti<br />
ritiri, mentre Prost forte di<br />
una McLaren più affidabile<br />
macina punti costantemente.<br />
La classifica laurea il “Professore”<br />
campione con 73 punti, contro<br />
i 53 del ferrarista. La delusione<br />
è grande, per un titolo buttato<br />
al vento. Alboreto però, non<br />
si perde d’animo e guarda avanti.<br />
Purtroppo l’anno dopo, la Ferrari<br />
non è competitiva complice<br />
qualche problema di telaio e<br />
Michele deve accontentarsi<br />
solo di qualche piazzamento,<br />
chiudendo la stagione 8°, addirittura<br />
dietro al compagno Stefan<br />
Johansson, 5°. Nel 1987 a<br />
Maranello giunge Gerhard Berger,<br />
con cui nasce un ottimo rapporto.<br />
I problemi sorgono invece<br />
col nuovo responsabile tecnico,<br />
“il mago” John Barnard.<br />
Proveniente dai trionfi targati<br />
McLaren, l’inglese porta dei<br />
metodi innovativi, che entrano<br />
in rotta di collisione con Alboreto.<br />
L’atmosfera a Maranello è<br />
cambiata, il Drake ormai vecchio<br />
e malato è sempre meno<br />
presente e Michele intuisce che<br />
il rapporto col Cavallino è giunto<br />
al capolinea. L’ultima soddisfazione<br />
è targata 11 settembre<br />
1988, quando arriva secondo a<br />
Monza alle spalle di Berger, firmando<br />
una storica doppietta<br />
dedicata al Commendatore<br />
scomparso da poche settimane.<br />
Lasciata la Ferrari, Alboreto<br />
affronta la prima parte del<br />
1989 sulla Tyrrell con cui si<br />
piazza 3° nel GP del Messico e<br />
la seconda sulla Lola-Lamborghini.<br />
Affronta gli anni 1990-<br />
1993 con la Arrows, che poi<br />
diviene Footwork, prima di salire<br />
sulla poco competitiva Lola-<br />
Ferrari. Arriviamo così al 1994,<br />
quando chiude la sua carriera<br />
in F.1 al volante della Minardi.<br />
Con la scuderia che lo aveva<br />
lanciato in F.2, Michele è 6° a<br />
Monte Carlo, agguantando un<br />
preziosissimo punto iridato. Gli<br />
anni seguenti, lo vedono impegnato<br />
nel DTM con l’Alfa 155,<br />
nella serie IMSA con la Ferrari<br />
333 SP e nella americana Indy<br />
Racing League. Grandi soddisfazioni<br />
lo attendono però tra i<br />
prototipi nel 1997, quando vince<br />
la 24 Ore di Le Mans con<br />
una <strong>Porsche</strong> e nel ’98 è 2° nella<br />
Road Atlanta. Imprese, che<br />
gli fruttano l’ingaggio dell’Audi<br />
come pilota ufficiale, con la<br />
quale corre altre due volte a Le<br />
Mans, finendo prima 4° e poi<br />
3°. L’ultimo suo grande successo<br />
è targato marzo 2001 nella<br />
12 Ore di Sebring. Entusiasta<br />
dei risultati, pensa anche ad un<br />
suo futuro ruolo politico nell’ambito<br />
motoristico, promuovendo<br />
la crescita delle giovani<br />
leve. Forse un sogno troppo bello<br />
per essere vero.<br />
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