LE IDEE DELL'ASTRONOMIA
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Astronomia indiana 98<br />
indiana. Aryabhatiya è un compendio di matematica e astronomia scritto in<br />
uno stile estremamente stringato; è composto da 123 versi (sutras) divisi in<br />
quattro capitoli. Il capitolo relativo alla matematica (Ganita) consiste di 33<br />
versi e sebbene questa parte dell’opera non sia una esposizione sistematica<br />
ed esaustiva della matematica del suo tempo, esercitò tuttavia una grande<br />
influenza non solo sullo sviluppo della matematica in India ma anche, attraverso<br />
gli Arabi come intermediari, sulla nascente matematica europea.<br />
[33] Il matematico arabo al-Khwarizmi scrisse un trattato sulla matematica<br />
indiana di cui è rimasta solamente la traduzione latina, probabilmente<br />
opera di Adelardo di Bath, intitolata Algoritmi de numero indorum. Si ritiene<br />
che per mezzo di questa opera, ispirata alla matematica di Aryabhata, la<br />
notazione posizionale decimale di origine indiana sia giunta in Europa dove<br />
si adottavano ancora i numeri romani.<br />
Il sistema astronomico di Aryabhata è caratterizzato da diversi elementi:<br />
rotazione terrestre, spiegazione delle eclissi lunari e solari in termini di<br />
ombre al posto della tradizionale mitologia, e modello ad epiciclo ed eccentrico<br />
per i moti planetari. Nell’antica astronomia indiana si riteneva<br />
che le eclissi fossero causate da due demoni, Rahu e Ketu, collocati ai nodi<br />
dell’orbita lunare. Nel verso IV,9 di Aryabhatiya, l’autore paragona chiaramente<br />
il moto apparente delle stelle con gli oggetti stazionari visti da un<br />
osservatore su una nave. Questo moto diurno attribuito alla Terra non implica<br />
in alcun modo un moto orbitale eliocentrico della Terra, come risulta<br />
evidente in altri versi, III,15 e IV, 6, secondo i quali la Terra è situata al<br />
centro dello spazio, circondata dalle orbite dei pianeti. A questo proposito<br />
occorre ricordare le ricerche del matematico e storico della scienza Bartel<br />
Leendert van der Waerden (1903–1996). [35] Lo studioso olandese ritiene<br />
che il sistema cosmologico di Aryabhata mostri tracce di un sistema<br />
eliocentrico precedente di origine ellenistica dal quale sarebbe derivato;<br />
Seleuco potrebbe esserne l’origine. In base a quanto abbiamo visto circa i<br />
diversi “rinascimenti” è del tutto ragionevole immaginare che testi ellenistici<br />
a noi sconosciuti possano aver preso la via dell’India e aver ispirato gli<br />
studiosi di quella cultura. L’affermazione di Aryabhata del moto di rotazione<br />
della Terra non sarà però accettata da molti degli astronomi indiani<br />
a lui successori. Aryabhata fornisce anche delle formule per la lunghezza<br />
e il diametro dell’ombra terrestre, il tempo di durata delle eclissi e le<br />
dimensioni della parte eclissata del Sole e della Luna. La teoria delle eclissi<br />
lunari deve essere stata perfezionata successivamente per opera di altri<br />
astronomi indiani. L’accuratezza del metodo indiano di calcolo delle eclissi<br />
può essere stimata da un rapporto dell’astronomo francese Guillaume<br />
Le Gentil (1725–1792) sull’eclissi lunare del 30 agosto 1765. Egli si trovava<br />
in quegli anni nella regione indiana per seguire i transiti di Venere sul Sowww.nostronomics.com