LE IDEE DELL'ASTRONOMIA
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Rivoluzione geografica 135<br />
i difetti che nascono dall’assorbire cognizioni a caso e senza guida. Leggeva<br />
avidamente, ma acriticamente; acquisì a mano a mano una massa<br />
di nozioni, ma non fu mai in grado di servirsene nel modo più proficuo.<br />
Nel ragionare giungeva d’un balzo, in base a prove tenuissime, a conclusioni<br />
bizzarre, che una preparazione più equilibrata gli avrebbe insegnato<br />
ad evitare. Selezionava in modo ossessivo le sue letture, scegliendo quelle<br />
che confortavano le sue teorie, scartando e travisando tutto ciò che non vi<br />
si accordava. Un’altra fonte di Cristoforo Colombo era Il Milione di Marco<br />
Polo (1254–1324). Il testo del viaggiatore veneziano era di antica data<br />
e molto letto al tempo di Colombo, ma la sua autorevolezza era controversa.<br />
Questo testo non conferiva il genere di autorità che per Colombo<br />
sarebbe stato saggio invocare, caratterizzato dal gusto per il meraviglioso<br />
e pieno di iperboli, ma nella scelta delle testimonianze Colombo fu sempre<br />
molto acritico. Marco Polo riferiva che a 1500 miglia dalla Cina si trovava<br />
l’isola di Cipangu. Era la prima notizia giunta in Europa sull’esistenza del<br />
Giappone, ma la sua veridicità veniva legittimamente messa in dubbio.<br />
Colombo si aggrappò a Cipangu coma ad una scialuppa di salvataggio e<br />
nella prima traversata atlantica non puntò inizialmente su di essa, ma modificò<br />
la rotta nella speranza di trovarla. Una volta nei Caraibi la cercò a<br />
più riprese e a volte pensò di averla trovata. Ma le affermazioni di Marco<br />
Polo circa l’esistenza di uomini con la coda, o con la testa di cane giustificavano<br />
la sua reputazione di favoleggiatore. Non si può invece provare<br />
che Colombo abbia letto Strabone, ma il cartiglio di una mappa attribuita<br />
a suo fratello Bartolomeo e noto agli scrittori cinquecenteschi citava il<br />
geografo greco, insieme a Tolomeo, Plinio e Isidoro.<br />
Sotto alcuni punti di vista Cristoforo Colombo doveva apparire come<br />
un personaggio quantomeno eccentrico. Affermava di udire voci celesti,<br />
metteva in imbarazzo la corte dei sovrani spagnoli comparendo provocatoriamente<br />
in pubblico una volta addirittura in catene e regolarmente in<br />
abiti francescani, si rivolgeva alla regina con un linguaggio galante che<br />
ci lascia stupiti: “Io vi diedi a Barcellona le chiavi dei miei desideri”. Sembra<br />
insomma che Colombo sapesse come attirare l’attenzione di Isabella ma<br />
non possiamo prestare fede a quanto egli e i suoi agiografi dicono delle<br />
reazioni della sovrana. Era ossessionato dalla leggenda delle amazzoni,<br />
prendendo nota di ogni riferimento che trovava, e per due volte, durante<br />
le sue esplorazioni nel Nuovo Mondo credette di aver incontrato queste<br />
creature o di averle mancate per poco. Una ricerca delle amazzoni faceva<br />
parte del suo disegno di difesa ed espansione della cristianità? Oppure<br />
vedeva in esse una fonte di immagini retoriche utili nelle sue conversazioni<br />
con la regina di Castiglia, sovrana consapevole di avere una carattere<br />
forte? Sarebbe facile scusare questi comportamenti o magari applaudirli<br />
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