LE IDEE DELL'ASTRONOMIA
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L’astronomia nell’Europa latina 88<br />
re ne dette una particolareggiata descrizione nell’opera Tractatus Astrarii,<br />
trasmessa da due manoscritti. Consisteva in un congegno mosso da pesi,<br />
di piccole dimensioni (alto circa 85 cm, largo circa 70), racchiuso in un<br />
involucro a base eptagonale. Grazie ad una serie di ingranaggi l’astrario<br />
riproduceva i moti del Sole, della Luna e dei cinque pianeti. Esso indicava<br />
anche la durata delle ore di luce alla latitudine di Padova. Come misuratore<br />
del tempo, oltre all’ora, indicava, forse per la prima volta tra gli orologi<br />
meccanici, anche i minuti, a gruppi di dieci. [27]<br />
Dondi venne folgorato dalla Theorica Planetarum di Campano, della<br />
cui preparazione scientifica afferma esplicitamente di fidarsi. Ecco cosa<br />
scrive Dondi nel proemio del suo Tractatus Astrarii, il libro-manuale per<br />
costruire l’Astrario:<br />
“Ho preso spunto nell’ideare la realizzazione di questa opera [l’Astrario]<br />
da un’acuta intuizione del Campano, là dove nella sua Theorica<br />
Planetarum parla di strumenti di equazione. Ho constatato che<br />
le estensioni delle orbite e le distanze dei centri [dei pianeti] sono<br />
state bene calcolate da lui e, senza curarmi di approfondire oltre, ho<br />
confidato nella sua precisione di indagine e di ingegno.”<br />
— Traduzione di Aldo Bullo del testo latino tratto dal manoscritto,<br />
conservato nella biblioteca Capitolare di Padova [D. 39 – f. 1rB (#5)] [27]<br />
Nel 1381 Dondi presentò il suo orologio al duca Gian Galeazzo Visconti<br />
che lo installò nella biblioteca del suo castello a Pavia. Lì rimase almeno<br />
fino al 1485; è possibile che qui sia stato studiato da Leonardo da Vinci<br />
(1452–1519). Regiomontano si recò a vederlo nel 1462 e riferisce di prelati<br />
e principi che andavano ad ammirarlo quasi fosse un miracolo. Poi dell’Astrario<br />
si perdono le tracce. L’orologio astronomico che si può tuttora<br />
ammirare sulla Torre dell’Orologio a Padova, in Piazza dei Signori, è una<br />
copia non dell’Astrario di Giovanni Dondi, ma dell’orologio costruito nel<br />
1344 dal padre, Jacopo Dondi (c. 1293–1359).<br />
Uomo dai vasti interessi, Jacopo ha inoltre svolto un ruolo di un certo<br />
rilievo nel lungo e complesso percorso verso la comprensione del fenomeno<br />
delle maree. È infatti l’autore di un breve manoscritto De fluxu et refluxu<br />
maris, dove viene descritta una teoria delle maree, sostanzialmente corretta,<br />
che chiama in causa sia la Luna che il Sole. [5] Nella sua opera Dondi<br />
spiega le variazioni delle maree lungo il ciclo lunare per mezzo della diversa<br />
combinazione delle azioni del Sole e della Luna. Entrambe tendono ad<br />
alzare il livello delle acque nella propria direzione ed in quella opposta.<br />
La teoria luni-solare è completamente differente dalle spiegazioni, spesso<br />
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