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LE IDEE DELL'ASTRONOMIA

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L’astronomia nell’Europa latina 86<br />

re che si suppone abbia tradotto dall’arabo, in gran parte ricerche scientifiche<br />

di scienziati e studiosi musulmani come al-Farghani (Alfragani),<br />

Jabir ibn Aflah (Geber), al-Nayrizi (Anaritius), al-Hazen, Rabi’ ibn Zayd,<br />

al-Khwarizmi, Muhammad ibn Zakariya al-Razi (Rhazes) e Abu al-Qasim<br />

al-Zahrawi (Albucasis). A Gerardo si attribuisce la traduzione di altre opere<br />

tra cui le regole (Canones) per l’uso delle Tavole Toletanæ di al-Zarqali.<br />

La traduzione in latino effettuata da Gerardo da Cremona dell’Almagesto<br />

di Tolomeo fu l’unica versione conosciuta nell’Europa occidentale per<br />

diversi secoli, fino a quando, dapprima l’umanista bizantino Giorgio di<br />

Trebisonda (1395–1472) e poi Regiomontano (Johannes Müller, 1436–1476)<br />

tradussero il testo dall’originale greco nel XV secolo. Un’altra importante<br />

circostanza che favorì la dispersione di manoscritti conservati a Bisanzio,<br />

fu il saccheggio della città nel 1204 durante la IV crociata e la successiva<br />

fondazione dell’Impero Latino (1204–1261). [9]<br />

Occorre rendersi conto di quale impatto possono aver avuto le traduzioni<br />

delle opere ellenistiche e del medioevo islamico sulle nascenti università<br />

europee del XII secolo. Quando i docenti del Quadrivio ebbero tra<br />

le mani per la prima volta l’Almagesto deve essere apparsa loro come<br />

qualcosa di assolutamente inaccessibile, di gran lunga più complessa di<br />

qualunque opera astronomica a loro precedentemente nota. Inoltre i manoscritti<br />

quando erano disponibili avevano dei costi proibitivi ed erano<br />

soggetti agli errori dei copisti. Va poi detto che tra le funzioni dell’università<br />

non c’era la ricerca intesa come ampliamento delle conoscenze, ma lo<br />

studio di testi di qualità riconosciuta che per lo più avevano lo scopo di<br />

esercitare intensamente le abilità di ragionamento logico. Lo studente di<br />

astronomia non era certo un astronomo matematico, né lo studio del cielo<br />

comprendeva l’osservazione. [22]<br />

Lo sforzo dei traduttori ebbe però un immediato successo perché rese<br />

evidente che i manoscritti introduttivi di astronomia fino ad allora adottati<br />

nell’insegnamento erano di scarsa qualità. A rimediare a questa situazione<br />

fu Johannes de Sacrobosco (John of Holywood, c. 1195–1256) uno studioso<br />

inglese che insegnò all’Università di Parigi, divenuta ben presto il<br />

grande centro intellettuale della cristianità. Fu proprio a Parigi infatti, che<br />

il domenicano italiano Tommaso d’Aquino (1225–1274) operò una sintesi<br />

tra aristotelismo pagano e la visione cristiana elaborata nel corso degli<br />

ultimi mille anni. Sacrobosco consegnò agli studenti tre opere che rispondevano<br />

complessivamente alle nuove esigenze. Si trattava del Compotus,<br />

una introduzione al computo del tempo, di Algorismus che insegnava l’aritmetica<br />

del calcolo astronomico, e infine del Tractatus de Sphæra, la sua<br />

opera più famosa, nota anche come Sphæra, che fu studiata dagli studenti<br />

di tutte le università dell’Europa latina per i successivi quattro secoli.<br />

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