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54Sabato 7 Settembre 2013 Corriere della SeraIdee&opinioniServizioCorriere della Sera SMSLe news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobileUN G20 SENZA VINTI E VINCITORILE DIFFICOLTÀ DEL CONDOTTIERO OBAMA✒Barack Obama, il sostenitore del ritornodell’America al multilateralismoche si è trovato costretto a concepireuna reazione militare pressoché unilateraleall’uso di armi chimiche in Siria, rientra dalG20 di San Pietroburgo con due risultati: laconferma dell’esistenza di un insormontabileostacolo-Putin a ogni punizione di Assaddeliberata in sede Onu (come la Casa Biancaaveva spiegato fin dall’inizio a chi sollecitavanegoziati a oltranza) e l’adesione di metà deiPaesi che hanno partecipato al summit a unarisoluzione sulla necessità di punire il dittatoresiriano, identificato come il responsabiledel crimine contro l’umanità che si è consumatoalla periferia di Damasco: una strage dicivili, compresi 400 bambini, uccisi col gas.Non ha molto senso parlare di vincitori esconfitti dopo un confronto così teso che avvicinala prospettiva di una rappresaglia militare.Il G20 si è bloccato sulla Siria, ma è riuscitougualmente a condurre in porto la suaagenda economica su crescita, lavoro, lottaall’evasione fiscale. Anche sui fatti di Damascoora c’è più chiarezza: ora tutti riconosconoche le armi chimiche sono state usate e 11Paesi considerano Assad responsabile.Ma non per questo Obama torna sollevatoa Washington: il muro contro muro con Putinnon è sfociato in incidenti, ma è statomolto duro. Il presidente russo continua asostenere che il grosso dei popoli è con luinell’opporsi a una reazione militare, «arruola»nel suo campo anche il Papa ed elencal’Italia (uno degli 11 firmatari dell’atto di accusacontro Assad) nel fronte da lui capeggiato.Ambiguità e contraddizioni generate dauna crisi estremamente complessa che —tra rese dei conti nel mondo islamico, diffusionedi armi non convenzionali, infiltrazionidel terrorismo — continua a generare problemidi governance internazionale semprepiù intrattabili. Problemi che bruciano in primoluogo sulla pelle di Obama che, archiviatoil G20, è già alle prese con la possibile (anzi,a oggi probabile) bocciatura dell’attaccoalla Siria da parte della Camera di Washington.Il comandante Obama non aveva bisognodel voto del Congresso, ma ha volutochiederlo come scelta democratica. Ma poiai deputati orientati a votare seguendo gliumori dei loro elettori, in maggioranza «pacifisti»,chiede di fare diversamente, mostrandoleadership: contraddizioni da condottierodemocratico.Massimo Gaggi© RIPRODUZIONE RISERVATAOSTAGGIO DEI PRIVATI O DELLO STATOL’AMARO DILEMMA DELL’INTERNAUTA✒L’amara lezione che stiamo imparandoin questi mesi è la quasitotale potenziale permeabilità di quelloche postiamo, inviamo, conserviamo in esu Internet. Prima che Edward Snowden,l’ex collaboratore della National SecurityAgency (Nsa) americana, rivelasse come laprivacy di molti americani e non solo fossea rischio, sembrava che la preoccupazionedei cittadini dovesse essere un’altra:l’uso che le grandi compagniedel web da Google a Facebooka Twitter potevanofare delle nostre vite edidentità elettroniche.Improvvisamente ci stiamoaccorgendo che il pericoloè duplice. I dati sono ilnuovo petrolio secondomolti analisti. Alcune compagniecommerciali comeAmazon e Google hanno costruitograndi fortune sulla capacità di gestirei dati relativi ai comportamenti e alleabitudini in rete delle persone. Con il risultatodi farci sentire come una sorta di «gadget»secondo la fortunata definizione diJason Lanier, il cinquantatreenne programmatore,musicista, creatore della locuzione«realtà virtuale». Ma ancora più preoccupanteè la notizia diffusa ieri dal NewYork Times,dalGuardian e dal sito di giornalismoinvestigativo «ProPublica», relativaalla capacità della Nsa di riuscire a decrittarei codici creati dalle società che veicolanoo conservano le nostre mail, ma anchei conti bancari per renderli impenetrabili.È come se Internet si stesse trasformandoin una sorta di gigantesca e onnipresentepiattaforma di sorveglianza.È vero che i grandi del web puntano afare profitti sulle nostre abitudini in rete.Ma è uno degli effetti dell’utilizzo di Internet.E quindi controllabilee regolabile. Come fare peròquesto con la Nsa americana?E soprattutto saràpossibile? La sicurezza diuno Stato è un bene inderogabile.Ma andando avantidi questo passo potremo fidarciancora nell’usare la reteal momento di fare operazionibancarie? Di inviaremail?Certo, non abbiamo nulla da nascondere.Ma il pericolo è più sottile: la Nsa è entratanelle vite di molti da una sorta di portadi servizio; altri meno animati da «scopisuperiori» potrebbero seguire lo stessopercorso. Minando definitivamente l’architetturaInternet basata sulla fiducia in chil’ha costruita e la gestisce.Daniele MancaDaniele Manca© RIPRODUZIONE RISERVATASE SULLA VIOLENZA DE LUCA SBAGLIARESTA UN ERRORE BOICOTTARE I SUOI LIBRI✒La vicenda che riguarda Erri DeLuca è un caso da manuale sulmalfunzionamento del triangolo tra intellettuali,opinione pubblica e politici. Ieri il senatoredel Pdl Giuseppe Esposito sul Corrieredel Mezzogiorno invitava al boicottaggiodei libri dello scrittore napoletano, reo di incitareal sabotaggio della Tav. De Luca ha replicatoche se perderà uno o più lettori comeEsposito, se ne farà una ragione; e poi, a«Radiondadurto», sulla denuncia minacciatada parte della società che sta lavorandoalla Tav, ha detto con orgoglio: «Per me,che faccio lo scrittore, essere imputato perreato di opinione è un onore».Ma questo è il punto debole. De Luca stainsistendo sulla difesa delle ragioni della violenzaNo Tav, più che sui torti della Tav, comefanno Luca Rastello e Andrea De Benedettiin Binario morto (Chiarelettere), a quale titolo?Da scrittore, dice; e da ex militante diLotta continua, aggiungono quanti ricordanoche era il capo del servizio d’ordine di Lce che su quell’esperienza ha costruito alcunisuoi testi narrativi, oltre al fascino mediaticodi chi l’ha mitizzata. Fatti che ovviamentenon giustificano l’iniziativa di Esposito, lacui unica utilità è mostrare la catena di erroricognitivi: credere che i meriti letterari, o lacredibilità mediatica, di uno scrittore si riverberinosulla bontà delle sue opinioni; colpirei libri di un autore se si è in disaccordo con lesue opinioni; promuovere un appello in difesadi uno scrittore in quanto scrittore pressoaltri scrittori, come ha fatto Loredana Lipperinisul blog, poi ripresa da «Affari italiani».All’iniziativa hanno risposto Massimo Carlotto,Sandrone e pochi altri, già firmatari dell’appellopro Cesare Battisti, per il quale nel2011 subirono un boicottaggio simile (controi loro libri) ad opera di esponenti di destra edi un sindacato di Polizia.Su Facebook, ieri, lo scrittore ChristianRaimo riassumeva tutti questi paradossi così:«Boicotto i libri di De Luca da anni perchémi repelle come scrive. Guarda se perquei c... della Tav me li devo comprare inblocco».Luca Mastrantoniocriticalmastracriticalmastra.corriere.it© RIPRODUZIONE RISERVATALEADERSHIPMedio Oriente, la fine del panarabismoche deve preoccupare l’Occidentedi NIALL FERGUSONNon è la prima volta che la violazionedei diritti umani da parte di untiranno mediorientale pone undilemma alle sinistre su entrambele sponde dell’Atlantico. Se, da unlato, il pubblico britannico non ama leggerenotizie sull’impiego di armi chimiche controla popolazione civile, dall’altro si dimostraprofondamente riluttante a intraprendereazioni che possano porre fine ai massacri, pertimore di dover ammettere che la potenzamilitare occidentale — e cioè, in pratica,quella americana — può essere una forzapositiva.Sin dagli anni Novanta, quando gli Stati Unitifinalmente si decisero a muoversi perriportare la pace nei Balcani, soffocando leviolenze scoppiate nella ex Jugoslavia, hoavanzato tre ipotesi che risultanosgraditissime alla sinistra. La prima è che lapotenza militare americana rappresenta ilmezzo migliore a nostra disposizione perprevenire i crimini contro l’umanità. Laseconda è che, ahimè, gli Stati Uniti si sonotrasformati in un «impero liberale» riluttantea causa di tre deficit principali: dimanodopera, di risorse e di attenzione. E laterza tesi è che quando gli Stati Uniti farannoun passo indietro, rinunciando all’egemoniaglobale, vedremo non una riduzione, bensìun moltiplicarsi delle violenze.Più di recente, quasi esattamente un anno fa,sono stato aspramente criticato per aversostenuto che le principali debolezze delpresidente Obama stavano nella suapropensione a delegare le decisioni piùdifficili al Congresso e nella carenza di unastrategia coerente per il Medio Oriente.Gli ultimi avvenimenti hanno confermato leprevisioni avanzate in base alla mia analisi.Gli isolazionisti di destra e di sinistraaccettano di buon grado la predilezione diObama per le soluzioni approssimative,qualunque cosa pur di non rischiare «unaltro Iraq». Ma tale compiacimento (per nondire insensibilità) sottovaluta le pericolosedinamiche in azione oggi in Medio Oriente.Solo perché gli Stati Uniti sono guidatidall’equivalente geopolitico di Amleto, ciònon significa imporre una situazione di stallosullo scacchiere globale. Al contrario, menointerviene l’America, più rapidamente cambiala regione, man mano che nuovi attori sifanno avanti per guadagnare spazio evisibilità in un Medio Oriente postamericano.La Siria di oggi si sta spaccando in due. Nondimenticate che qualcosa di simile è giàavvenuto in Iraq. Ciò che accade sotto i nostriocchi non è solo la fine del Medio Orientedegli anni Settanta, ma la fine del MedioOriente degli anni Venti. I confini che oggiconosciamo, come tutti sanno, risalgonoall’opera dei diplomatici francesi e inglesidurante la Prima guerra mondiale. L’ignobileBERLUSCONIdi MICHELE AINISSEGUE DALLA PRIMAMa i più adombrano un sospetto diincostituzionalità, sul quale dovrà pertantomisurarsi la giunta del Senato. Anzi: i capid’imputazione sono tre, come la Santa Trinità.Primo: la nostra Carta (art. 65) parla diineleggibilità e incompatibilità dei parlamentari,non invece dell’incandidabilità. Quest’ultimacategoria è stata aggiunta dalla legge Severinoper chi abbia subito sentenze definitivedi condanna, ma la legge non può sostituirsialla Costituzione. Errore: nei riguardi degliamministratori locali l’incandidabilità esistefin dagli anni Novanta, e la Consulta non l’hamai bocciata. Poi, l’anno scorso, il Parlamentone ha esteso il raggio d’escursione ai proprimembri. D’altronde perché mai un sindacodovrebbe indossare una camicia più immacolatarispetto a un senatore?Errore bis: la norma costituzionale di riferimentoè un’altra (art. 48), laddove si contemplala perdita dei diritti elettorali «nei casi diindegnità morale indicati dalla legge». A suaCONCaccordo Sykes-Picot del 1916 fu il primo diuna serie di passi che condussero allosmembramento dell’Impero ottomano e allacreazione degli Stati che oggi conosciamocome Siria e Iraq, ma anche Giordania,Libano e Israele (inizialmente chiamatoProtettorato britannico della Palestina).Nell’approssimarsi del centenario delloscoppio della Grande guerra, non si intravedealcun motivo per cui questi Stati debbanosopravvivere nella loro configurazioneattuale.Si è tentati di pensare a questo fenomenocome a un processo di nuovaottomanizzazione, via via che la regione tornaai suoi confini precedenti il 1916. Sarebbetuttavia più accurato vederlo invece come unanuova Jugoslavia, dove i conflitti settariporterebbero a «pulizia etnica» e a unaristrutturazione della carta geografica. Nelcaso di Bosnia e Kosovo, un altro presidentedemocratico si trovò a esitare e tentennare alungo prima di ammettere la necessità di unintervento americano. Non misorprenderebbe assistere al ripetersi diquesto copione se la moglie di quelpresidente dovesse succedere a Obama allaCasa Bianca. Dopo tutto, pare che Obamaabbia accolto la «linea rossa» delle armichimiche solo dietro le pressioni delDipartimento di Stato, guidato da HillaryClinton.Tuttavia, il presidente Obama potrebbe anchenon riuscire a mantenere in piedi il suo stiledi interventismo minimalista fino al 2016.Mentre gli occhi del mondo sono puntatisulle armi chimiche della Siria, i mullahiraniani continuano imperterriti nel lorosforzo di dotarsi di armamenti nucleari.Partita aperta sulla decadenzaL’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionaledell’energia nucleare in proposito èagghiacciante. Mi riesce difficile credere chepersino il cauto Obama sia in grado diignorare che Teheran ha già varcato quellaparticolare linea rossa, e che questa sia statatracciata non da lui, ma dal premierisraeliano.Il fattore iraniano costituisce una delledifferenze chiave tra lo smembramento dellaex Jugoslavia e la frantumazione di Paesicome Siria e Iraq. Il Medio Oriente non è iBalcani. La sua popolazione è più numerosa,più giovane, più povera e meno istruita, esubisce il forte influsso dell’Islam radicale. Èimpossibile identificare in questo contestoun unico «cattivo» alla stregua di SlobodanMilosevic, l’orco della ex Jugoslavia per glioccidentali. Qui entrano in gioco moltepliciattori regionali — Iran, Turchia, ArabiaSaudita e anche la Russia — dotati tutti dirisorse finanziarie e di notevoli capacitàmilitari. Nel suo complesso, la fine delpanarabismo appare un processo ben piùpreoccupante della fine del panslavismo. Epiù esita l’America, più si estendono e siaggravano i conflitti settari che giàtravagliano la regione.I sostenitori del non intervento — o, permeglio dire, di un intervento inefficace —devono guardare in faccia una semplicerealtà: l’inazione è una scelta che avràconseguenze misurabili anche in termini divite umane, e sebbene le sinistre vedanonell’impero americano il male assoluto,questo presupposto non trova confermaalcuna nel corso della storia.(traduzione di Rita Baldassarre)© RIPRODUZIONE RISERVATAvolta, l’indegnità dipende dal costume, dallospirito del tempo; tanto per dire, una voltas’applicava nei confronti dei falliti. Però quandoil legislatore la codifichi diventa un requisitoper essere votati in Parlamento, né più némeno dell’età. Contestare l’incostituzionalitàdella legge Severino è come farlo rispetto allanorma che impedisce ai sedicenni o agli stranieridi votare. A meno che non sia introdottauna discriminazione irragionevole, per esempioverso i gay; ma a occhio e croce non è questoil caso.Secondo: la legge incriminata legherebbele mani al Parlamento, negandogli il potere digiudicare sui titoli d’ammissione dei propricomponenti (art. 66). Giusto, se la giunta dovesselimitarsi a una presa d’atto della sentenzache ha condannato Berlusconi, come sostengonovari esponenti del Pd. Sbagliato, sele si riconosce viceversa uno spazio di valutazionediscrezionale. Non a caso nei pareri proveritate presentati dal Pdl viene sottolineatal’esigenza d’attendere le motivazioni della Cassazione.Però adesso le motivazioni sono pubbliche,sicché il Senato ha tutto il diritto di respingerle,se vi ravvisa un fumus persecutionis.Altrimenti se la prenda con se stesso, noncon la legge Severino.Terzo: la retroattività. Vietata in materia penale(art. 25), ma è tutto da vedere sel’incandidabilità sopravvenuta, e perciò la decadenza,sia una pena al pari dell’ergastolo. LaConsulta, fin dal 1994, ha detto no. Perché sitratta in realtà di un requisito elettorale, nond’una sanzione. Se un’altra legge elevasse da25 a 35 anni l’età per diventare deputato, forseche i ventenni d’oggi ne sarebbero immuni?Morale della favola: il Parlamento non è affattodisarmato. Può respingere al mittente lasentenza della Cassazione, ritenendola persecutoria.Può riscrivere la legge Severino, assumendoanche in questo caso la responsabilitàpolitica della propria decisione. O altrimentipuò sancire la decadenza di Silvio Berlusconi.Siccome però siamo in Italia, probabilmentefinirà per non decidere. Rinviando gli atti allaConsulta, per lavarsene le mani. Come PonzioPilato.michele.ainis@uniroma3.it© RIPRODUZIONE RISERVATA

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