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8 PrimoPianoSabato 7 Settembre 2013 Corriere della SeraIlverticeIlgovernoGliimpegnipresidall’ItaliaalG20sulleriformesarannooggettodimonitoraggioneiprossimimesi Fabrizio Saccomanniministrodell’EconomiaIGrandi:«Lacrisinonèfinita»L’emergenzalavorosullaripresaIlpremier:alsummitItaliapromossa.Saccomanni:monitoraggiosulleriformeLa disoccupazionenell’Unione EuropeaDati luglio 2013, valori in percentuale27,62526,37,3%Stati Uniti(ad agosto 2013)IlpianosulcuneofiscaleMenotassesullavoroGliimpegnidiRomaeilnododeifondiIpotesisgravieIrapROMA — Non si poteva fare di più. Impegnarsi davanti alG20 a ridurre il cuneo fiscale, mantenendo il rapporto deficit/Pil entro il tetto del 3%, come ha fatto ieri il presidente delConsiglio, Enrico Letta a San Pietroburgo, vincola definitivamenteil governo a porre l’operazione «fisco e lavoro» tra leproprie priorità.Se già il patto di Genova tra le parti sociali sulla riduzionedelle tasse sul lavoro costituiva una serie ipoteca sulle futurescelte dell’esecutivo delle «larghe intese», a questo punto ilgoverno dovrà mettersi seriamente al lavoro per portare a casail risultato promesso. E non sarà facile. Come al solito ilproblema sono le risorse, perché un consistente alleggerimentodel gravame fiscale sugli stipendi dei lavoratori richiederebbequalcosa come 10 miliardi e più. Tutto il resto potrebbenon bastare a far ripartire l’economia spingendo sulladomanda.Ben lo sanno i tecnici del Lavoro e dell’Economia che sul temafurono chiamati a impegnarsi già durante lo scorso governo,quello di Mario Monti. Ma al momento le ipotesi circolateappaiono timide e circoscritte a un impatto di un paio di miliardi.In particolare si parla di un taglio di alcuni contributisociali (e non dunque previdenziali) a carico delle aziende, untaglio selettivo, forse rivolto alle sole imprese che investanomagari accompagnato daL’occupazioneBaretta: bisognaeliminare lacomponente lavorodall’Imposta regionaleLapropostaSacconi: si potrebberidurre il premio Inail alleimprese che non hannoregistrato infortuniuna nuova detassazionedegli utili reinvestiti.Ma non tutti sono d’accordo:«Bisognerebbe eliminarela componente “lavoro”alla base dell’Irapcosì da favorire le impreseche assumono o stabilizzano»ipotizza il sottosegretarioall’Economia, PierPaolo Baretta (Pd).«Con la legge di Stabilitàpossiamo ridurre il premioInail quanto meno alleimprese che non hannoregistrato infortuni. Cosìcome possiamo incoraggiaregli accordi aziendalisulla produttività ripristinando la detassazione del salario introdottadal governo Berlusconi. E possiamo riprogrammareil Fondo sociale europeo per concentrarne l’uso a fini di coperturadi misure di riduzione del costo indiretto del lavoro»,propone, per il Pdl, l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi,ora presidente della commissione Lavoro del Senato.Come si procederà sarà discusso anche nel confronto con leparti sociali che, Letta ha promesso, si terrà in autunno, intempo per includere i provvedimenti sul costo del lavoro nellalegge di Stabilità 2014, che dovrà essere pronta a metà ottobre.In quella sede si farà la necessaria ricognizione delle risorsedisponibili e si decideranno le priorità: «Se, ad esempio, si dovessescegliere di bloccare l’aumento dell’Iva per tutto il prossimoanno, forse dovremo rinunciare al cuneo — prosegueBaretta —. Bisogna scegliere. Per me le priorità sono il patto diStabilità con i Comuni e il taglio delle tasse sul lavoro».«Ha fatto bene il presidente Letta a ribadire la necessità diabbattere il cuneo fiscale. Non solo la pensiamo così da moltotempo» ha commentato Renato Brunetta, presidente dei deputatidel Pdl. Quanto alle risorse, ha aggiunto: «Siamo consapevolidel fatto che per avere risultati significativi, comemostrò la deludente esperienza di Romano Prodi, occorronorisorse consistenti. In questi mesi abbiamo prodotto unosforzo notevole per individuare coperture finanziarie adeguate».«Questo governo dovrebbe agire con più determinazionesu crescita e lavoro, anche cambiando le sue priorità e se fossestato di centrosinistra la priorità sarebbe stata quella di ridurrele tasse su lavoro e imprese» ha incalzato ieri MassimoD’Alema (Pd).Intanto il ministero dell’Economia è impegnato a chiuderei conti 2013 senza sfondare il tetto del rapporto deficit/Pil.L’insieme delle misure previste dal decreto Imu, si legge nellarelazione del Mef al provvedimento, dovrebbe produrre «unaumento del Pil pari a 0,1 punti percentuali a partire dal2013».Antonella Baccaro©RPRODUZIONERISERVATADA UNO DEI NOSTRI INVIATIS A N P I E T RO B U RG O —L’emergenza è finita ma la ripresanon si è ancora affermatain modo equilibrato. E soprattuttola crescita è troppo deboleper riassorbire la disoccupazionecausata dalla crisi. Partendoda questa analisi, i capi di Statoe di governo dei 20 Paesi piùricchi della terra hanno affermatoche «il rafforzamento dellacrescita e la creazione di postidi lavoro sono le principali comunipriorità». Da qui il pienoimpegno ad assumere decisioniefficaci «per raggiungere unacrescita equilibrata sostenibile,forte e ricca di lavoro». Il cambiodi marcia del G20, che hagirato la boa dei cinque anni dalprimo incontro, è significativo:non si parla più dei pericoli dellacrisi ma di ripresa, anche se«il nostro compito non è finitoe siamo d’accordo sul fatto cheresta fondamentale per i Paesidel G20 concentrare tutti glisforzi verso una durevole uscitadalla crisi più lunga e prolungatadella storia moderna».Il cammino non è facile, masi tratta, come ha detto il presidentedel Consiglio Enrico Letta,di un percorso di impegniconcreti e positivi. Come quellodi dichiarare guerra all’evasionee ai paradisi ficali nonché all’elusioneda parte delle multinazionaliche riescono a pagarele tasse sui profitti dove piùIlministrodell’EconomiaFabrizioSaccomannialG20diSanPietroburgo.Gliimpegnipresidall’Italiasulpianoeconomicoeinterminidiriformesaranno«oggettodimonitoraggioneiprossimimesi»,hadettoilministro.conviene, riducendo al minimoil proprio carico fiscale. O comequello, più importante di tutti,di rafforzare la crescita guardandoalla creazione di posti dilavoro, soprattutto produttivi edi buona qualità, e soprattuttoper i giovani.Il G20 ha voluto una «taskforce del lavoro» per seguire davicino i progressi fatti e granparte del piano degli impegniche i singoli Paesi assumono inoccasione dei vertici dei leaderquesta volta sono stati indirizzatisul binomio crescita-occupazione.L’Italia non fa eccezione. «Ladisoccupazione è il grande incubodel nostro tempo» affermaLetta. Il premier, deluso perl’esito delle discussioni sulla Siria,ribadisce invece la sua soddisfazioneper il ruolo non piùda sorvegliato speciale assuntodall’Italia a San Pietroburgo.«Negli altri G20 ci avevano datoi compiti da fare a casa perchéeravamo stati malandrini, oggiinvece non prendiamo più lebacchettate sulle dita come nelpassato, abbiamo da ragionare20151050GreciaSpagna17,3 16,7 16,513,814,3CiproCroaziaPortogalloFonte Eurostat, Dipartimento Usa del Lavorocon gli altri sulle cose positiveda fare per il futuro». Insomma«i compiti a casa vanno fatti, enoi li abbiamo fatti, ma poi bisognache si veda il futuro, laterra promessa, non altri compitiancora e sacrifici da fare». Equeste cose da fare l’Italia le hamesse nell’«action plan» delG20 e vanno dal pagamento ditutti i debiti della Pubblica amministrazioneentro il 2014 edalla realizzazione del piano«Destinazione Italia» (che comprendedismissioni ma ancheincentivi agli investimenti perLacandidaturaVerticeFed,SummersincaloLarrySummers,59anni,incorsaperlaFederalReserveSi complica la corsa di Larry Summers, 59 anni, alla guida della FederalReserve, in alternativa a Janet Yellen, 67 anni, vice di Ben Bernanke.Alla nomina dell’ex ministro del Tesoro di Bill Clinton, e consigliereeconomico di Barack Obama durante il suo primo mandato, già dataper scontata dai suoi sostenitori, che includono stretti collaboratori delpresidente Usa, si oppongono almeno tre senatori democratici, pronti avotare contro nel doppio voto di fiducia del Comitato bancario delSenato, necessario per poter arrivare davanti al ramo del Congresso perl’eventuale conferma. Summers è accusato di legami troppo stretti conWall Street, ma anche di scelte di politica economica sbagliate cheavrebbero contribuito a provocare la più grande crisi dagli anni Trenta.In favore di Yellen, nel frattempo, si sono mobilitate oltre 100 donneleader in America, che hanno scritto una lettera a Obama.Giu. Fer.@16febbraio©RPRODUZIONERSERVATA12,7 12,112,1 12,0 11,5 11,2 11,0 11,0SlovacchiaIrlandaBelgioLituaniaArea EuroITALIALettoniaSloveniaFranciaattrarre capitali stranieri) allasemplificazione della giustiziaamministrativa e civile, al lavoro.In quest’ambito l’Italia si èimpegnata principalmente adalleggerire le tasse. «Il governoconsidera essenziale abbattereil cuneo fiscale per rilanciare illavoro in particolare per i contrattia tempo indeterminato.Lo abbiamo fatto per l’occupazionegiovanile e lo faremo peril resto nei prossimi mesi attraversouna discussione con leparti sociali». Impegni, ha spiegatoil ministro dell’Economia,Fabrizio Saccomanni, che «sarannosoggetti nei prossimimesi, al pari di quelli presi datutti gli altri Paesi, al monitoraggioda parte del G20».Nel lungo documento finaledel G20 sono stati anche toccatitemi più tecnici e finanziari, comela regolazione dello shadowbanking e la politica delle banchecentrali. «Le politiche monetariedevono essere ben calibratee chiaramente comunicate»,afferma il direttore generaledel Fmi, Christine Lagarde,riprendendo i timori dei Brics(Brasile, Russia, India, Cina,Sudafrica) contro la fine dellepolitiche espansive della FederalReserve. Il rientro dalle misurenon convenzionali —raccomandail G20 — deve essereaccompagnato «da una crescitaforte e sostenuta»Stefania Tamburello©RPRODUZIONERISERVATAConvention e recessioneL’analisidiIanBremmer:daicellularipertuttinonèarrivatoilliberalismoDelusioneBrics,instabilicomeun«Gzero»4,4DallaCinaall’India,lapoliticafragileela«distrazione»Usaper cento.LacrescitaDA UNO DEI NOSTRI INVIATIdelPilindianonelsecondotrimestre2013.Unrallentamento,vistochelacrescitanel2012èstatadel6,9%enel2010del10,6%CERNOBBIO — La crisi dei Brics, i paesicatalogati come emergenti, non dipendesolo dal rallentamento delle loroeconomie ma dalla mancanza di «capitalepolitico». A esporre questa tesi alworkshop Ambrosetti è stato il politologoamericano Ian Bremmer che l’ha argomentatacosì: «Eravamo tutti felici chei Brics esistessero e che ci fosse un nuovomotore della crescita globale. Purtropposi è visto che un mondo trainato dai Bricsè più instabile e volatile di quello diprima perché le loro istituzioni politichesi sono rivelate meno solide delle nostre».In diversi di quei Paesi non esistelo stato di diritto, non c’è una vera democraziae neanche una genuina libertàdel mercato. La conseguenza è che realtàimportanti come sono il Brasile, la Cina,la Russia e l’India che non condividono ivalori occidentali non hanno però lastessa capacità di assolvere un ruolo distabilità internazionale. E il rischio chesi corre è di passare dal G20 al G zero, allatotale mancanza di governance geopolitica.«Oggi possiamo dire che nonesiste una comunità internazionale esiamo entrati di conseguenza in un fasedi profondo disequilibrio» ha aggiuntoBremmer.Ad aggravare la situazione, secondo ilpolitologo, c’è «la distrazione dei tradizionalialleati degli Usa» tutti concentratisulla risoluzione delle questioni nazionalie così si deve annotare come ilcoordinamento della politica economicamondiale non sia il principale interessedi Barack Obama né tantomeno deglielettori americani. «Washington nonvuole su di sé il ruolo di prestatore di ultimaistanza». È vero che si guarda daparte di tutti con grande attenzione alleclassi medie dei paesi emergenti perchécento.Ildeprezzamentodelreal,lavalutabrasiliana,dainizio2012,neiconfrontidell’euro.Èaiminimidegliultimi15perquattroannicompreranno scarpe, cellulari e altri benidi consumo ma i Brics non hanno perora il capitale politico per rispondere alleesigenze di una massa di persone piùistruite e più urbanizzate. «I telefoni cellularinon producono il liberalismo» hascandito Bremmer. E se negli Stati Unitiil governo non funziona l’impatto sull’economiaè tutto sommato relativo mase accade in India è un disastro.Bremmer ha analizzato poi più in dettagliola situazione cinese, «Paese chevale più degli altri Brics messi assieme».Il leader è molto popolare anche se nessunolo ha eletto direttamente ed è impegnato«in grandi riforme del sistemama da dentro» senza prevederne unafuoriuscita. Il guaio però è che l’attenzionealla Cina non è il focus degli interessidi Obama e anche il Paese europeopiù in salute, la Germania, si guarda benedal condividere con Washington unapolitica comune verso la Cina.Dario Di Vico@dariodivico©RIPRODUZIONERISERVATAEU 28

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