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FuoriAsse #21

Officina della cultura

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virtuosismo megalomane, arrivando anche<br />

a farci allontanare emotivamente<br />

dalla storia che verrà da lì a poco raccontata<br />

sullo schermo. Siamo talmente<br />

rapiti da quelle immagini straordinarie<br />

che tutto il resto diverrà secondario.<br />

Possiamo, quindi, benissimo affermare<br />

che ogni grande film, come lo è stato<br />

Midnight in Paris regala un impatto con<br />

la Città estremamente potente, producendo<br />

un influsso incondizionato sull’autore<br />

dell’Opera cinematografica in<br />

modo da instaurare un legame indissolubile<br />

e un dialogo generazionale costante<br />

di spettatori con la metropoli di<br />

riferimento.<br />

Potrei continuare per ore cercando di<br />

approfondire l’ascendente che una città,<br />

nel bene o nel male, ha avuto all’interno<br />

della cultura cinematografica. Poiché<br />

nutrendosi di immagini vive e/o sognanti<br />

di uno spazio, il cinema le ha<br />

fatte proprie, offrendo immortalità. Si<br />

pensi alla Roma felliniana, o alla Berlino<br />

di Wim Wenders ritratta ne Il cielo sopra<br />

Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987).<br />

Proprio Wenders, infatti, può considerarsi<br />

un vero autore del paesaggio, uno<br />

dei più grandi maestri, che ha fatto del<br />

viaggio il punto cardine e d’incontro con<br />

culture differenti dalla sua. E non solo<br />

perché nella sua lunga e sterminata carriera<br />

ha diretto e prodotto anche poderosi<br />

documentari 6 , la forma cinematografica<br />

più semplice per accordarsi nel<br />

raccontare dati oggettivi e, quindi, una<br />

realtà empirica visibile a tutti; ma nei<br />

suoi film più importanti, quei titoli che<br />

hanno fatto sì che lui assumesse un<br />

ruolo di primo piano all’interno della<br />

storia del cinema moderno 7 , i suoi paesaggi,<br />

metropolitani e non – fotografati<br />

per lo più dal Master of Light 8 Robby<br />

Müller –, avvolgono lo spettatore con<br />

continui spostamenti visivi, dovuti a<br />

un’ininterrotta volontà di percorrere<br />

quegli spazi immensi carichi di continua<br />

scoperta e allo stesso tempo colmi di<br />

quella ostinata solitudine di cui sono<br />

portatori le anime dei protagonisti<br />

wendersiani.<br />

Luogo come espressione dell’anima, un<br />

motivo da sempre presente nella cultura<br />

europea e che il cinema ha fatto suo fin<br />

dalle origini, essendo quest’ultimo funzionale<br />

a plasmare il carattere di un<br />

dato personaggio:<br />

Il cinema francese si sviluppa infatti nella<br />

direzione di un’equivalenza paesaggioanima<br />

di Balàzs e di Epstein. L’albergo solitario<br />

e inverosimile, creato dalla fantasia<br />

di Prévert e Trauner, che appare come per<br />

incanto fra le rocce deserte di Lumière d’été<br />

(Grémillon, 1942), è un altro esempio di<br />

questa valenza metaforica del paesaggio:<br />

dalle grandi vetrate i personaggi guardano<br />

la valle desolata come un lato oscuro della<br />

loro stessa anima 9 .<br />

Basti pensare agli “esclusi” di Jarmusch<br />

che da sempre popolano la sua filmografia<br />

e che calpestano i bassifondi e le<br />

periferie di una America postmoderna<br />

senza più eroi e senza mito. Concezione<br />

già anticipata decenni addietro dal nostro<br />

Michelangelo Antonioni che ha visto,<br />

nella città, nel paesaggio moderno<br />

del boom economico:<br />

6 Vedi ad esempio Appunti di viaggio su moda e città (Aufzeichnungen zu Kleidern und Städten, 1989), Buena Vista<br />

Social Club (1999), Il sale della terra (The Salt of the Earth, 2014).<br />

7 Imprescindibile non citare Alice nelle città (Alice in den Städten, 1973), Falso Movimento (Falsche Bewegung,<br />

1975), Paris, Texas (1984), Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987), Al di là delle nuvole (coregia di<br />

Michelangelo Antonioni, 1995) e The Million Dollar Hotel (2000).<br />

8 Prendo quest’accezione dall’esibizione su Robby Müller presente quest’anno al Museum für Film und Fernsehen<br />

della Deutsche Kinemathek di Berlino a cui ho personalmente assistito.<br />

9 Sandro Bernardi, Il paesaggio nel cinema italiano, Venezia, Marsilio, 2002, p. 56.<br />

FUOR ASSE 130 Cinema

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