FuoriAsse #21
Officina della cultura
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Soft Manhattan di Claes Oldenburg,<br />
uno dei citatissimi maestri della Pop<br />
americana, è un’opera senza esoscheletro<br />
rigido, è tutta di soffice tessuto<br />
imbottito e stampigliato con la toponomastica<br />
della metropolitana; qui la realtà<br />
non è annullata, ma piuttosto squisitamente<br />
deformata: Soft Manhattan –<br />
Subway map del 1996 è una “scultura”<br />
morbida e tenera, come carne palpitante;<br />
la forma è quella d’ un quarto di bue<br />
sugoso e, appesa come una tenda cicciosa,<br />
emana l’odore del sotterraneo<br />
impasto costitutivo degli abitanti USA,<br />
quello smell of steaks di cui Eliot nel suo<br />
Prufrock del 1917 sentiva inondate le<br />
strade industriali di Boston.<br />
Se le mappe dovessero presentare<br />
un principio di certezza, questo con<br />
Oldenburg è annegato nel sugo di<br />
bistecche ed è chiaro che la neutralità<br />
cartografica non esiste, ma allora a cosa<br />
può servire la mappatura? Un dubbio<br />
sollevato da: La geografia serve a fare la<br />
guerra? Questo è il titolo di una mostra<br />
del 2016 organizzata a Treviso con un<br />
sottotitolo esplicativo Representation of<br />
human beings. E allora? Con l’arte della<br />
geografia si “vada ai materassi!”. Questa<br />
è l’espressione mafiosa dei “picciotti”<br />
nel film del Padrino, che non dormivano<br />
in un comodo letto, ma sdraiati, sempre<br />
con un occhio aperto come i cani, su<br />
materassi gettati in terra, più bassi di<br />
una sventagliata di mitra ad altezza<br />
d’uomo. Dal materasso si partiva all’attacco,<br />
quindi fuor di metafora, ci si prepari<br />
a combattere in nome della mappa<br />
geografica, magari con Guillermo Kuitca,<br />
artista argentino contemporaneo che<br />
ha preso alla lettera l’espressione del<br />
Padrino. Le sue installazioni sono materassi<br />
come Le Sacre: 54 pagliericci appesi<br />
verticalmente e Senza titolo, dove<br />
vengono ammassati 20 materassi da<br />
©Claes Oldenburg: Soft Manhattan -Subway<br />
bambino (entrambe le rassegne sono del<br />
1992). L’artista ha trasferito direttamente<br />
sul tessuto dei giacigli mappe di<br />
città, obiettivi scelti a caso. Le impuntature<br />
dei materassi, fermate con bottoni<br />
posizionati a capocchia, sono i marcatori<br />
per le principali città, ma Kuitca non<br />
ha motivi particolare per scegliere centri<br />
urbani A o B e quei materassi geografici<br />
non hanno alcun rapporto con la “realtà<br />
umana”. Il sonno della mappa genera<br />
mostri .<br />
©Guillermo Kuitca<br />
FUOR ASSE<br />
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Riflessi Metropolitani