FuoriAsse #21
Officina della cultura
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dito indice, tre volte: toc-toc-toc.<br />
Cancellò.<br />
«Ma si, ignorare...», pensò.<br />
«Mamma!»<br />
«Don’t worry, signora! Ci sono io», gridò<br />
Saida dall’altra stanza. Giada non<br />
rispose.<br />
«Certo, io non sono John Ford…», scrisse.<br />
Avrebbe capito? Doveva arrivarci così.<br />
La malattia. La grassezza. Il ricatto emotivo:<br />
«...sono solo una donna malata…».<br />
Doveva fargli sentire quel leggero senso<br />
di colpa. Non una cosa violenta. Quanto<br />
bastava perché se la ricordasse.<br />
Cancellò, riscrisse: «Sono malata, e non<br />
certo John Ford».<br />
Rilesse, e: «Ma mi sto curando. Ho bisogno<br />
di amici, non sto bene, venga a cena.<br />
Ho una bellissima terrazza, e ci sarà la<br />
luna piena…non sia razzista al contrario,<br />
la prego…non siamo poi così ricchi!»<br />
«Mamma!»<br />
«Questa demente…di Saida!».<br />
Si alzò.<br />
Che cosa altro doveva scrivere su quel<br />
cazzo di messenger? Che cosa, perché<br />
Davide Migliori le rispondesse, e si decidesse<br />
a recensirla, il bastardo?<br />
© Dara Scully<br />
FUOR ASSE 145 Il principio dell’iceberg