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FuoriAsse #21

Officina della cultura

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Avrebbe finalmente smesso di intervenire,<br />

riguardo a lei, sulla Home.<br />

«Nei post che parlano di me, certo non<br />

viene più!».<br />

Era già qualcosa.<br />

Cristo! Guardò la profilatura, color carta<br />

da zucchero, di Facebook. che ben<br />

conosceva.<br />

«Ma perché, dovrebbe parlare di me?<br />

Sono io che decido con chi voglio parlare!»,<br />

si disse. «Liberi!»<br />

Se volevano parlare di lei, se potevano,<br />

dovevano solo farle complimenti. Altrimenti,<br />

cosa ci stava a perdere tempo<br />

su Facebook? Per questi deficienti dei<br />

circoletti?<br />

Dopo una breve indecisione, aggiunse<br />

quindi: «Tu, povera mentecatta…».<br />

Veloce ritrasse un secondo la mano,<br />

come se si fosse pentita, ma poi cliccò il<br />

pulsante e spedì. Non era un po’ troppo?<br />

Ma no!<br />

Scorse di nuovo la Home. Si avventurò<br />

su. Più su.<br />

«Ecco quest’altra cretina: Reina Mercanzìa.»<br />

Lo sapevano tutti che aveva imparato<br />

l’inglese guardando film porno. E che<br />

ne aveva fatti, anche. E adesso pretendeva<br />

di recensire, di scrivere. E tutto<br />

solo perché era stata con un funzionario<br />

(peraltro anche di un circoletto, di seconda<br />

categoria!), della Scuola di Cinematografia.<br />

Si capiva come mai. Era<br />

negra. Si vedeva anche dalla foto profilo<br />

che aveva messo, che non era poi tutta<br />

sta grande intelligenza. Quella camicia a<br />

quadri. La boccia del pesce rosso sulla<br />

testa! La bocca a O, come se fosse stata<br />

anche lei, un pesce rosso.<br />

«Sarà vero che agli uomini piacciono di<br />

più, le negre? O è una leggenda?».<br />

Che cosa aveva scritto?<br />

«Fatemi leggere, per Dio!».<br />

Spinse bene gli occhiali, con la mano<br />

sinistra, se li spinse fino quasi a farseli<br />

andare a sbattere sulla fronte. No, così<br />

no, era troppo. Dio, se si odiava! Il suo<br />

corpo, i suoi occhi miopi. La sua stazza.<br />

Perché? Perché non poteva (non doveva)<br />

essere alta, magra? Sai quanti problemi<br />

in meno avrebbe avuto? Merda di occhia -<br />

li. Le impedivano di aprire e chiudere<br />

bene le palpebre.<br />

«Saida!», gridò.<br />

«Cosa c’è?»<br />

«Ricordiamoci che devo rifarmi gli<br />

occhiali!»<br />

Dall’altra stanza nessuno le rispose.<br />

«Notiamo in John Ford un allargamento<br />

dell’idea geografica di libertà…», aveva<br />

scritto la Mercanzìa. Che cosa voleva<br />

dire, quella cretina, con quelle parole?<br />

Di che stava parlando?<br />

«Mamma!».<br />

Oddio, il suo figlietto si era svegliato e<br />

la stava chiamando. Merda, doveva scrivere!<br />

Non gli rispose. Poi pensò che non<br />

sarebbe mai diventato il primo in tutto,<br />

se lei lo avesse ignorato. Si sa che<br />

i ragazzini che non vengono trattati<br />

da primi, hanno poche possibilità di<br />

diventare i primi.<br />

E perché la marocchina che lei pagava (e<br />

con il suo lavoro, non con quello del<br />

marito, uomo troppo spesso assente!),<br />

non alzava le sue larghe chiappe, per<br />

andare a vedere che volesse?<br />

«Saida!», gridò.<br />

Nessuno rispose. Porca miseria, quanta<br />

energia negativa anche quella mattina.<br />

Ma perché se l’era tirata in casa?<br />

«Mamma!»<br />

«Cosa vuoi, Ferruccio?», gli urlò. «C’è<br />

Saida a farti da mangiare?». No, doveva<br />

stare calma. Non doveva farsi prendere<br />

nel gorgo della negatività. Era quello che<br />

quella stronza di Saida voleva. Ignorarla.<br />

Ecco, che doveva fare.<br />

«Sì, ma io non voglio mangiare. Voglio<br />

darti un bacio. E poi no, non c’è!», gridò<br />

il bambino dall’altra stanza. Quanta<br />

FUOR ASSE<br />

142<br />

Il principio dell’iceberg

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