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ogni sistema simbolico e significativo,<br />
come il vestirsi, come la moda (sistemi<br />
che sono pieni di ideologie differenti)<br />
può essere come liberarsi dall’autorità e<br />
tornare di nuovo alla fase precedente<br />
quella dello specchio, la soffice fase materna<br />
(in tal senso, si può fare riferimento<br />
a Il sistema della moda di Roland Barthes<br />
e alle riflessioni di Julia Kristeva e<br />
di Jacques Lacan). Ma se proprio la performer,<br />
con questo titolo e la struttura<br />
dell’opera, vuole arrivare al punto che la<br />
sessualità degli uomini dipende dalla<br />
libertà sessuale, perché lo dimostra in<br />
un modo così semplice e con un simbolo<br />
così banale come la borsa da donna?<br />
Se proprio Alicia Farmis vuole dirci che<br />
l’uomo, dopo la libertà sessuale delle<br />
donne, arriva a scegliere di essere ermafrodito,<br />
perché non ha usato modelli più<br />
effeminati? Nelle sfilate di moda questo<br />
è fin troppo normale! Questi modelli,<br />
hanno un’unica cosa femminile, la borsa<br />
nelle loro mani, poiché tutti sono la<br />
raffigurazione dell’uomo forte ed autoritario.<br />
Con quest’analisi, si può dire che<br />
la performer più che cercare di arrivare<br />
ad una verità assoluta, o di dare una<br />
sentenza, cerca di dare un senso di sospensione<br />
e smarrimento, oppure, qualche<br />
volta, vuole indicare in modo ironico<br />
queste ideologie dominanti, ma in questo<br />
caso perdenti. Questo lavoro, in un<br />
modo alquanto singolare, è un lavoro<br />
femminista e, al tempo stesso, critica il<br />
femminismo, per cui possiamo confermare,<br />
certamente, che esso è un lavoro<br />
post-moderno puro. Un altro punto importante<br />
in quest’opera, è la costituzione<br />
dei corpi dei modelli. In questa performance<br />
tutti hanno un fisico bello, ma<br />
hanno anche una differenza di peso, differenza<br />
totalmente contraria alla normalità<br />
delle passerelle (per lo più di<br />
quelle femminili), quindi, invece di cercare<br />
un ideale fisico ben preciso, o pubblicizzare<br />
i loro corpi come dei totem, lei<br />
sfrutta solo la bellezza estetica dei corpi,<br />
e si allontana dal creare un gusto borghese,<br />
un gusto che cambia ogni anno.<br />
Uno è sportivo, un altro magro, uno è<br />
un po’ grosso, un altro un po’ più magro.<br />
Uno sguardo al portfolio di Alicia<br />
Farmis, ci mette davanti ad un’artista<br />
rigorosa i cui lavori (istallazioni, performance<br />
e fashion design) dall’anno 2000<br />
fino ad oggi, hanno invaso tanti musei<br />
e tante città del mondo: Pechino, Zurigo,<br />
Barcellona e Madrid, Amsterdam,<br />
Venezia e Roma, Parigi, catturando l’attenzione<br />
di tanti spettatori, quei lavori<br />
che sono diventati parte del loro pensiero,<br />
e con loro sono tornati a casa. Per<br />
concludere, ci piace citare un passo del<br />
Vangelo di Matteo, che suona come un<br />
pharmakon platonico!<br />
«E perché siete così ansiosi per il vestire?<br />
Osservate come crescono i gigli della<br />
campagna: essi non faticano e non<br />
filano» (Vangelo di Matteo 6, 28).<br />
8 giugno liberano le modelle - di Alicia Framis<br />
FUOR ASSE 141 Redazione Diffusa