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FuoriAsse_n_22

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egli ne avrebbe l’onta. Egli cercò di far notare<br />

che, giacché più non si amavano, il problema<br />

poteva considerarsi superato, e comunque non<br />

tale da indurirli a troppo amare considerazioni:<br />

ma lo disse con una certa vivacità, che tradiva<br />

insieme la paura e il fastidio. La donna rispose<br />

che la fine del loro amore era non già un conforto,<br />

ma solo l’indizio che qualcosa di pravo era<br />

stato fatuamente consumato, e che ella ne portava<br />

le cicatrici. Egli ebbe una breve risata, non<br />

cordiale. In quell’istante, cominciò tra i due un<br />

©Flavio Ullucci<br />

FUOR ASSE 21<br />

grande odio, un odio meticoloso e travolgente;<br />

in qualche modo entrambi sentivano che quella<br />

differenza di venti minuti era ve- ramente qualcosa<br />

di atroce, e che qualcosa era accaduto che<br />

aveva reso impossibile la vita di almeno uno dei<br />

due. Ora cominciano a pensare di esser destinati<br />

ad una morte drammatica, insieme, come<br />

avevano fantasticato, febbrilmente, durante il<br />

loro folle amore.<br />

Manganelli usa un metodo paradossale.<br />

Si inizia da una situazione e dopo<br />

una pagina tutto è ribaltato, come accade<br />

davvero nei romanzi in cui l’eroe<br />

attraverso un’esperienza cambia. Non<br />

siamo in presenza di un racconto ma di<br />

un romanzo di una pagina. In un’intervista<br />

dell’8 aprile del 1979 Manganelli<br />

confessa a Stefano Giovanardi:<br />

«I racconti li ho scritti tutti fra il settembre e il<br />

novembre dello scorso anno, e sono stati pubblicati<br />

nell’esatto ordine di composizione; questo<br />

soprattutto perché credo che nel loro insieme<br />

essi disegnino, se non una trama, certamente<br />

un ritmo; il ritmo degli stati d’animo che<br />

si succedevano assolutamente e incompatibili<br />

tra di loro come le ipotesi di universo di volta in<br />

volta narrate… Avevo per caso molti fogli di<br />

macchina leggermente più grandi del normale,<br />

e mi è venuta la tentazione di scrivere sequenze<br />

narrative che in ogni caso non superassero la<br />

misura di un foglio: è un po’ il mito del sonetto,<br />

cioè di una struttura rigida e vessatoria con la<br />

quale lo scrittore deve necessariamente misurarsi.<br />

Ma il fascino è tutto qui: in un tipo di<br />

scrittura che ti obbliga all’essenziale, che ti<br />

costringe a combattere contro l’espansione incontrollata.<br />

Insomma, credo che se non avessi<br />

avuto quei fogli non sarei mai riuscito a scrivere<br />

questo libro».<br />

Sono indicazioni di poetica interessanti<br />

per capire la macchina narrativa di<br />

Manganelli, il suo modo di lavorare “forzato”<br />

da una misura vessatoria come<br />

quella del foglio paragonato ad un “sonetto”.<br />

Anche in questo caso si parla<br />

dell’essenzialità della “prosa poetica”. La<br />

costruzione ci indica inoltre un modo di<br />

leggere il libro perché Centuria ha una<br />

sua unità per ispirazione e per costruzione,<br />

anche se poi possiamo leggere<br />

Guido Conti

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