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INTERVISTE<br />
Chiara Di Malta.<br />
Partiti dallo studio del gene<br />
TFEB, sono arrivati a svelare<br />
il meccanismo responsabile<br />
di una rara malattia genetica<br />
© aleks333/www.shutterstock.com<br />
re di trascrizione gioca un ruolo chiave alla<br />
crescita delle cellule maligne».<br />
È un’ulteriore prova che lo studio delle<br />
malattie rare tocca di fatto tutti...<br />
«Sì, è proprio così! Studiando le malattie<br />
genetiche rare a volte si arriva ad individuare<br />
<strong>dei</strong> meccanismi cellulari rilevanti per<br />
differenti tipi di patologie,<br />
come appunto i<br />
tumori.<br />
Ed è anche l’ennesimo<br />
traguardo raggiunto<br />
da Telethon<br />
e Airc. Quanto sono<br />
importanti fondazioni<br />
di questo tipo per<br />
ricercatori come lei?<br />
«È solo grazie alla fiducia che tali fondazioni<br />
riservano nel lavoro di noi ricercatori<br />
che è possibile raggiungere questi risultati,<br />
soprattutto in Italia».<br />
Crede che l’atteggiamento e gli incentivi<br />
di fondazioni private debbano essere da<br />
esempio anche per il pubblico?<br />
«Me lo auspico. Purtroppo per ora i finanziamenti<br />
pubblici sono abbastanza scarsi.<br />
Ci sono tuttavia belle eccezioni: a questo<br />
studio, ad esempio, ha contribuito anche un<br />
finanziamento della regione Campania».<br />
Su quali fronti di<br />
ricerca ora vorrebbe<br />
dedicarsi?<br />
«Voglio trovare<br />
il modo di “spegnere”<br />
questa eccessiva<br />
attività di TFEB nei<br />
tumori di cui è responsabile,<br />
allo scopo<br />
di inibirne la crescita. Nel contempo voglio<br />
approfondire lo studio delle patologie cistiche<br />
e tumorali renali in generale, per poterle<br />
comprendere sempre meglio e quindi in<br />
futuro trovare strategie terapeutiche valide<br />
per diverse di queste patologie».<br />
Chi è<br />
Chiara Di Malta ha 38 anni, è originaria<br />
di Capua e lavora presso<br />
l’istituto Telethon di Genetica e<br />
Medicina (Tigem) di Pozzuoli, nel<br />
laboratorio del professor Andrea<br />
Ballabio. Non è questo il suo primo<br />
importante studio nella ricerca oncologica.<br />
Nel 2017 ha pubblicato un<br />
articolo su Science, svelando l’importanza<br />
della funzione <strong>dei</strong> lisosomi<br />
nel contrasto alla proliferazione<br />
tumorale.<br />
«La scoperta - ha raccontato a<br />
<strong>Il</strong> Mattino - si basa sullo studio <strong>dei</strong><br />
lisosomi, piccoli organelli che si trovano<br />
all’interno delle cellule» che<br />
ricaverebbero «energia da molecole<br />
che ormai non servono più. Lo studio<br />
dimostra che proprio l’inceppamento<br />
di tale meccanismo porta<br />
alla replicazione e alla crescita delle<br />
cellule tumorali, come nel caso <strong>dei</strong><br />
melanomi e <strong>dei</strong> tumori del rene e del<br />
pancreas».<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Luglio/agosto 2020<br />
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