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Il Giornale dei Biologi - N. 7

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BIOLOGIA DEL PALAZZO<br />

© MikeDotta/www.shutterstock.com<br />

Autostrade, Alitalia, ex <strong>Il</strong>va: torna lo Stato gestore<br />

Si torna alle partecipazioni statali. I costi e i risultati delle proprietà pubbliche<br />

Siamo al ritorno in grande stile dello Stato gestore? <strong>Il</strong> Senato<br />

ha approvato la mozione di maggioranza su Autostrade<br />

che approva “l’uscita di Atlantia in favore di Cassa Depositi<br />

e Prestiti e impegna il governo a chiarire le tempistiche<br />

della transazione, “fermo restando la risoluzione unilaterale della<br />

convenzione con Aspi in caso di mancato completamento dell’accordo<br />

transattivo”. Via libera dunque alla nazionalizzazione di<br />

Aspi, con l’opposizione che ha parlato esplicitamente di “deriva<br />

venezuelana” e di un’operazione contraria all’interesse pubblico,<br />

visto che rischia di allontanare gli investitori stranieri, con un altro<br />

colpo alla credibilità del Paese dopo lo scudo penale negato<br />

per <strong>Il</strong>va ad Arcelor Mittal.<br />

Le zone d’ombra in effetti restano molte: non sappiamo quale<br />

sarà il costo di acquisto della maggioranza delle azioni ora in capo<br />

alla famiglia Benetton, e inoltre si sono persi due lunghi anni per la<br />

revoca della concessione, un’incertezza che ha pesato sul titolo in<br />

Borsa penalizzando soprattutto i piccoli azionisti.<br />

Certo, la concessione prevedeva clausole troppo favorevoli ai<br />

Benetton, ma è lecito chiedersi se, al di là della vicenda Autostrade,<br />

la restaurazione dello Stato<br />

padrone e tendenzialmente<br />

monopolista in campo economico<br />

sia quella giusta. La logica<br />

statalista ha infatti creato<br />

nel tempo una selva di imprese<br />

decotte, che in nome dell’interesse<br />

pubblico hanno accumulato<br />

perdite miliardarie, accrescendo<br />

così il debito ripagato<br />

in tasse dai contribuenti.<br />

Per non parlare delle diecimila<br />

aziende controllate o<br />

partecipate da Stato ed enti locali,<br />

che sono servite a moltiplicare i consigli d’amministrazione in<br />

cui sistemare in modo clientelare il sottobosco <strong>dei</strong> partiti. Ecco: con<br />

Autostrade, Alitalia ed <strong>Il</strong>va il governo sta riportando l’Italia all’epoca<br />

delle partecipazioni statali, ma basterebbe un breve ripasso degli<br />

ultimi cinquant’anni per scoprire che la proprietà pubblica ha sempre<br />

generato inefficienze ed extracosti. <strong>Il</strong> ministro Patuanelli, ad<br />

esempio, sostiene che è stato un errore privatizzare l’acciaio, e che<br />

solo l’intervento pubblico riuscirà a garantire insieme produzione<br />

e tutela ambientale. Ma fu proprio la gestione Italsider all’origine<br />

dell’inquinamento ambientale nell’area di Taranto di cui stiamo ancora<br />

pagando le conseguenze.<br />

Per non parlare di Alitalia: il piano presentato all’Antitrust<br />

europeo prevedrebbe infatti una compagnia con 70 aerei e 4mila<br />

esuberi, in linea con le analisi di mercato che prevedono una forte<br />

riduzione del traffico aereo almeno fino al 2022. Ma il governo ha<br />

subito smentito: sì alla riduzione degli aerei, ma niente esuberi. Su<br />

quali basi, però, si potrà reggere questo improbabile e improvvisato<br />

piano industriale? La risposta è una sola: con un’altra immissione<br />

di denaro pubblico a spese, ancora una volta, <strong>dei</strong> contribuenti. La<br />

conclusione non è confortante:<br />

ipotizzare che dove lo Stato ha<br />

fallito da controllore, funzioni<br />

invece da imprenditore è infatti<br />

un’equazione che non può<br />

reggere. La strada imboccata<br />

però è esattamente quella, visto<br />

che lo Stato è appena entrato<br />

anche nella moda con il<br />

salvataggio del marchio Corneliani,<br />

e si appresta alla stessa<br />

soluzione per risolvere la crisi<br />

Embraco, per cui s’invoca l’intervento<br />

di Invitalia. (R. M.).<br />

28 <strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Luglio/agosto 2020

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