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Il Giornale dei Biologi - N. 7

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INTERVISTE<br />

Qual è l’impatto concreto del poter prevedere<br />

lo sviluppo della malattia e la disabilità<br />

del paziente?<br />

«Valutare i meccanismi alla base <strong>dei</strong><br />

processi neurodegenerativi della SM, studiare<br />

il ruolo <strong>dei</strong> linfociti e <strong>dei</strong> mediatori<br />

solubili presenti nel liquor <strong>dei</strong> pazienti SM è<br />

utile per indirizzare il clinico verso la scelta<br />

farmacologica più appropriata per il paziente.<br />

La comunità scientifica ha prodotto notevoli<br />

sviluppi nell’identificazione <strong>dei</strong> fattori<br />

prognostici del rischio di base, ma è ancora<br />

limitata la precisione con cui ciò può essere<br />

fatto. Ad oggi numerose ricerche hanno<br />

individuato biomarcatori di attività di malattia<br />

e di progressione che si dovrebbero<br />

validare per fornire una prognosi più precisa.<br />

Un approccio metodologico condiviso e<br />

riproducibile sostiene lo sviluppo di modelli<br />

predittivi da utilizzare nella pratica clinica,<br />

nell’ottica di una medicina personalizzata».<br />

Quanto abbiamo guadagnato in conoscenza<br />

e quanto vi è ancora da fare nella<br />

ricerca sulle malattie neurodegenerative<br />

come la SM?<br />

«La SM non è più considerata una patologia<br />

che colpisce solo la guaina mielinica,<br />

ma una patologia che danneggia anche<br />

altre componenti fondamentali delle cellule<br />

nervose, provocando danni che potrebbero<br />

spiegare i deficit di memoria e di apprendimento<br />

o i disturbi dell’umore (come ansia<br />

e depressione) che possono insorgere nelle<br />

fasi iniziali della malattia. È stato infatti di-<br />

© Minerva Studio/www.shutterstock.com<br />

mostrato che l’infiammazione può alterare<br />

le connessioni sinaptiche e le risposte ai<br />

neurotrasmettitori, contribuendo, insieme<br />

al danno della mielina, alla progressiva<br />

morte delle cellule nervose. Tale processo,<br />

denominato nel suo insieme “sinaptopatia”,<br />

rappresenta una importante controparte<br />

del danno infiammatorio della sostanza<br />

bianca, che contribuisce ai processi neurodegenerativi<br />

nella SM. Poiché le alterazioni<br />

sinaptiche si verificano precocemente, la<br />

sinaptopatia rappresenta un rilevante target<br />

terapeutico per la SM».<br />

Questo lavoro è quasi tutto realizzato<br />

in poli di eccellenza italiani: una risposta<br />

concreta sulla capacità della ricerca nelle<br />

neuroscienze?<br />

«Per comprendere l’enorme impatto<br />

delle neuroscienze sulla salute pubblica e<br />

sociale è sufficiente considerare che oggi in<br />

Italia stimiamo 122.000 casi prevalenti (che<br />

significa 1 italiano ogni 500 con SM) e rimane<br />

un’incidenza di 3.400 nuovi casi all’anno<br />

(cioè 5-6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti).<br />

Fa eccezione la Sardegna dove l’incidenza è<br />

doppia. <strong>Il</strong> costo sociale totale della malattia<br />

in Italia è stimato tra i 5 e i 5,5 miliardi di<br />

euro per i costi tangibili diretti e indiretti.<br />

Se a questo si affianca la considerazione di<br />

altre malattie neurologiche, croniche e disabilitanti,<br />

100 milioni di persone al mondo<br />

soffrono di gravi patologie nervose e neurodegenerative,<br />

che rappresentano vere e proprie<br />

emergenze sociali e di salute pubblica.<br />

Attualmente le neuroscienze sono uno <strong>dei</strong><br />

campi della ricerca che maggiormente può<br />

contribuire, con il suo avanzamento, alla<br />

salute individuale e pubblica. Le collaborazioni<br />

tra poli nazionali e internazionali e<br />

scienziati di fama, quali il professor Diego<br />

Centonze, vanno in questa direzione, con<br />

l’obiettivo che la ricerca sanitaria rappresenti<br />

progresso scientifico e tecnologico, contribuendo<br />

al miglioramento dell’assistenza,<br />

delle cure e <strong>dei</strong> servizi. In altre parole, per<br />

incrementare significativamente la qualità di<br />

vita <strong>dei</strong> pazienti». (S. L.).<br />

Luana Gilio.<br />

Chi è<br />

Dottoranda in neuroscienze,<br />

classe 1990, lucana, i primi<br />

studi in Abruzzo e subito l’avvio<br />

di un percorso professionale tra ricerca<br />

e attività clinica. Luana Gilio,<br />

la più giovane ricercatrice del team<br />

che ha sviluppato lo studio sull’Interleuchina<br />

(IL) -6 e il suo ruolo<br />

nella SM, è attualmente docente di<br />

Psicologia Clinica a Tor Vergata e<br />

di Processi cognitivi e tecnologie<br />

presso la Magistrale in Neuroscienze<br />

dell’Universitá Internazionale<br />

Uninettuno. Sotto la direzione del<br />

professore Diego Centonze, è referente<br />

del Centro di Neuropsicologia<br />

della Sclerosi Multipla e collabora<br />

con il Servizio di Neuropsicologia<br />

Clinica presso l’Unità Operativa di<br />

Neurologia dell’IRCCS Neuromed<br />

di Pozzilli (IS). Nel suo curriculum<br />

ha già diverse pubblicazioni dedicate<br />

alla ricerca sulla sclerosi multipla.<br />

È stata anche membro del Comitato<br />

Scientifico della Società Italiana per<br />

la Promozione della Salute.<br />

24 <strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Luglio/agosto 2020

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