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INTERVISTE<br />
Qual è l’impatto concreto del poter prevedere<br />
lo sviluppo della malattia e la disabilità<br />
del paziente?<br />
«Valutare i meccanismi alla base <strong>dei</strong><br />
processi neurodegenerativi della SM, studiare<br />
il ruolo <strong>dei</strong> linfociti e <strong>dei</strong> mediatori<br />
solubili presenti nel liquor <strong>dei</strong> pazienti SM è<br />
utile per indirizzare il clinico verso la scelta<br />
farmacologica più appropriata per il paziente.<br />
La comunità scientifica ha prodotto notevoli<br />
sviluppi nell’identificazione <strong>dei</strong> fattori<br />
prognostici del rischio di base, ma è ancora<br />
limitata la precisione con cui ciò può essere<br />
fatto. Ad oggi numerose ricerche hanno<br />
individuato biomarcatori di attività di malattia<br />
e di progressione che si dovrebbero<br />
validare per fornire una prognosi più precisa.<br />
Un approccio metodologico condiviso e<br />
riproducibile sostiene lo sviluppo di modelli<br />
predittivi da utilizzare nella pratica clinica,<br />
nell’ottica di una medicina personalizzata».<br />
Quanto abbiamo guadagnato in conoscenza<br />
e quanto vi è ancora da fare nella<br />
ricerca sulle malattie neurodegenerative<br />
come la SM?<br />
«La SM non è più considerata una patologia<br />
che colpisce solo la guaina mielinica,<br />
ma una patologia che danneggia anche<br />
altre componenti fondamentali delle cellule<br />
nervose, provocando danni che potrebbero<br />
spiegare i deficit di memoria e di apprendimento<br />
o i disturbi dell’umore (come ansia<br />
e depressione) che possono insorgere nelle<br />
fasi iniziali della malattia. È stato infatti di-<br />
© Minerva Studio/www.shutterstock.com<br />
mostrato che l’infiammazione può alterare<br />
le connessioni sinaptiche e le risposte ai<br />
neurotrasmettitori, contribuendo, insieme<br />
al danno della mielina, alla progressiva<br />
morte delle cellule nervose. Tale processo,<br />
denominato nel suo insieme “sinaptopatia”,<br />
rappresenta una importante controparte<br />
del danno infiammatorio della sostanza<br />
bianca, che contribuisce ai processi neurodegenerativi<br />
nella SM. Poiché le alterazioni<br />
sinaptiche si verificano precocemente, la<br />
sinaptopatia rappresenta un rilevante target<br />
terapeutico per la SM».<br />
Questo lavoro è quasi tutto realizzato<br />
in poli di eccellenza italiani: una risposta<br />
concreta sulla capacità della ricerca nelle<br />
neuroscienze?<br />
«Per comprendere l’enorme impatto<br />
delle neuroscienze sulla salute pubblica e<br />
sociale è sufficiente considerare che oggi in<br />
Italia stimiamo 122.000 casi prevalenti (che<br />
significa 1 italiano ogni 500 con SM) e rimane<br />
un’incidenza di 3.400 nuovi casi all’anno<br />
(cioè 5-6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti).<br />
Fa eccezione la Sardegna dove l’incidenza è<br />
doppia. <strong>Il</strong> costo sociale totale della malattia<br />
in Italia è stimato tra i 5 e i 5,5 miliardi di<br />
euro per i costi tangibili diretti e indiretti.<br />
Se a questo si affianca la considerazione di<br />
altre malattie neurologiche, croniche e disabilitanti,<br />
100 milioni di persone al mondo<br />
soffrono di gravi patologie nervose e neurodegenerative,<br />
che rappresentano vere e proprie<br />
emergenze sociali e di salute pubblica.<br />
Attualmente le neuroscienze sono uno <strong>dei</strong><br />
campi della ricerca che maggiormente può<br />
contribuire, con il suo avanzamento, alla<br />
salute individuale e pubblica. Le collaborazioni<br />
tra poli nazionali e internazionali e<br />
scienziati di fama, quali il professor Diego<br />
Centonze, vanno in questa direzione, con<br />
l’obiettivo che la ricerca sanitaria rappresenti<br />
progresso scientifico e tecnologico, contribuendo<br />
al miglioramento dell’assistenza,<br />
delle cure e <strong>dei</strong> servizi. In altre parole, per<br />
incrementare significativamente la qualità di<br />
vita <strong>dei</strong> pazienti». (S. L.).<br />
Luana Gilio.<br />
Chi è<br />
Dottoranda in neuroscienze,<br />
classe 1990, lucana, i primi<br />
studi in Abruzzo e subito l’avvio<br />
di un percorso professionale tra ricerca<br />
e attività clinica. Luana Gilio,<br />
la più giovane ricercatrice del team<br />
che ha sviluppato lo studio sull’Interleuchina<br />
(IL) -6 e il suo ruolo<br />
nella SM, è attualmente docente di<br />
Psicologia Clinica a Tor Vergata e<br />
di Processi cognitivi e tecnologie<br />
presso la Magistrale in Neuroscienze<br />
dell’Universitá Internazionale<br />
Uninettuno. Sotto la direzione del<br />
professore Diego Centonze, è referente<br />
del Centro di Neuropsicologia<br />
della Sclerosi Multipla e collabora<br />
con il Servizio di Neuropsicologia<br />
Clinica presso l’Unità Operativa di<br />
Neurologia dell’IRCCS Neuromed<br />
di Pozzilli (IS). Nel suo curriculum<br />
ha già diverse pubblicazioni dedicate<br />
alla ricerca sulla sclerosi multipla.<br />
È stata anche membro del Comitato<br />
Scientifico della Società Italiana per<br />
la Promozione della Salute.<br />
24 <strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Luglio/agosto 2020