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SALUTE<br />
Si tratta di alterazioni croniche<br />
delle normali funzionalità dell’apparato<br />
digerente per le quali non è possibile<br />
individuare una causa organica<br />
inferiori<br />
quando<br />
sono stati utilizzati<br />
i Criteri di Roma nell’edizione<br />
più recente di redazione, rispetto all’applicazione<br />
<strong>dei</strong> criteri così come erano stati<br />
aggiornati nell’edizione del 2006 delle linee<br />
guida. In particolare, secondo l’ultima<br />
versione <strong>dei</strong> Criteri<br />
di Roma la sindrome<br />
dell’intestino irritabile<br />
era presente nel 4,1%<br />
della popolazione<br />
che aveva risposto<br />
alla raccolta dati<br />
online (rispetto al<br />
10,1% emerso sulla<br />
stessa popolazione<br />
con i criteri emanati<br />
negli anni precedenti)<br />
e nell’1,5% degli<br />
individui che avevano<br />
risposte a interviste<br />
familiari (rispetto<br />
al 3,5% con i criteri<br />
emanati negli anni precedenti).<br />
Una delle informazioni più<br />
curiose riguarda proprio la<br />
leggera distanza che intercorre<br />
tra le risposte di quanti<br />
hanno compilato i questionari<br />
online e quanti hanno invece partecipato<br />
alla raccolta dati svolta di<br />
persona. Magnus Simrén, professore<br />
di Gastroenterologia alla Sahlgrenska<br />
Academy dell’Università di Göteborg fa<br />
parte del gruppo direttivo internazionale<br />
responsabile dello studio e ha provato a<br />
fare un’ipotesi. «Non sappiamo perché<br />
assistiamo a questa differenza, ma un motivo<br />
potrebbe essere l’imbarazzo provato<br />
dalle persone nel parlare di alcuni sintomi<br />
collegati al malfunzionamento di stomaco<br />
e intestino con qualcuno estraneo che sta<br />
loro seduto di fronte, e quindi tendono<br />
a sottostimare i disturbi rispetto a quanti<br />
forniscono le proprie risposte in forma<br />
anonima su un modulo online».<br />
Questo non cambia il valore generale del<br />
progetto. «È sorprendente quanto siano simili<br />
i risultati tra i vari Paesi. – ha aggiunto<br />
Simrén, che è anche il responsabile della<br />
parte svedese dello studio, relativo a una<br />
popolazione di circa 2.000 persone – Possiamo<br />
vedere alcune variazioni ma, in generale,<br />
questi disturbi sono ugualmente comuni in<br />
qualunque Paese o continente». (S. L.).<br />
La diagnosi per esclusione<br />
La diagnosi di un disturbo funzionale<br />
gastrointestinale generalmente arriva<br />
per esclusione, dopo aver effettuato con<br />
risultato negativo diversi test diagnostici<br />
tradizionali, dalle analisi del sangue fino<br />
all’endoscopia. Ci sono però vari sintomi<br />
che, in forma diversa tra i pazienti e con<br />
combinazioni molto differenti, ma che lo<br />
specialista sa individuare, una volta escluso<br />
un problema organico, portano a riconoscere<br />
i FGID. Tra questi sono molto<br />
comuni il dolore toracico non collegato<br />
a problemi cardiaci, diarrea o stitichezza<br />
croniche, la difficoltà nel deglutire, la digestione<br />
lenta e difficile, nausea cronica e<br />
un ricorrente dolore addominale, l’ipersensibilità<br />
al reflusso. A questi disturbi<br />
prettamente gastrointestinali capita spesso<br />
si abbinino altre situazioni di malessere<br />
collegate, quali la continua stanchezza e<br />
l’insonnia.<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Luglio/agosto 2020<br />
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