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SALUTE<br />
© Albina Glisic/www.shutterstock.com<br />
Così il corpo combatte le infezioni urinarie<br />
L’uromodulina riesce a prevenire questi disturbi<br />
Sono disturbi frequenti, sono fastidiosi e dolorosi: chiunque<br />
abbia mai avuto infezioni del tratto urinario come la<br />
cistite lo sa. Possono essere ben trattati con antibiotici,<br />
ma, se non curati, possono avere conseguenze gravi. A generarle,<br />
di solito, sono quelli noti come batteri uropatogeni di E.<br />
coli che si legano alle cellule della vescica, dell’uretere o dell’uretra<br />
con i loro pili, le appendici filiformi che si diramano come<br />
peli. Ma una possibile protezione è a portata di mano sotto forma<br />
di una proteina prodotta naturalmente nel corpo, chiamata uromodulina:<br />
circa il 70% delle persone porta una variante del gene<br />
nel proprio genoma, ne produce cioè in quantità particolarmente<br />
elevate. Di conseguenza, il rischio di contrarre infezioni del tratto<br />
urinario si riduce.<br />
L’esatto processo mediante il quale l’uromodulina<br />
previene l’infiammazione, però,<br />
non era mai stato compreso, almeno finora.<br />
Oggi un team interdisciplinare, attinto da<br />
tre gruppi di ricerca (facenti capo all’ETH<br />
di Zurigo, all’Università di Zurigo e all’Ospedale<br />
pediatrico di Zurigo), ha colmato<br />
questo divario studiando l’aspetto dell’uromodulina<br />
e il modo in cui la proteina neutralizza<br />
l’E. Coli uropatogeno. Le loro scoperte, pubblicate sulla<br />
rivista Science, dovrebbero aiutare a sviluppare nuove strategie<br />
per il trattamento delle infezioni del tratto urinario.<br />
Per iniziare, i ricercatori hanno analizzato il modo in cui la<br />
proteina si lega ai pili batterici a livello molecolare. «Sapevamo<br />
già che c’era un legame e che presumibilmente questo aveva un<br />
ruolo nella funzione protettiva dell’uromodulina, ma nessuno lo<br />
aveva studiato in modo più dettagliato», ha detto Gregor Weiss,<br />
studente di dottorato in biologia molecolare all’ETH e uno <strong>dei</strong><br />
principali autori dello studio. Le ricerche biochimiche hanno ora<br />
dimostrato che i pili batterici riconoscono determinate catene di<br />
Un team di tre istituti elvetici<br />
ha scoperto come questa<br />
proteina neutralizza<br />
l’E. Coli uropatogeno<br />
zucchero sulla superficie dell’uromodulina e si legano a esse in<br />
modo estremamente rapido e forte. Successivamente, il team ha<br />
esaminato l’uromodulina utilizzando la tomografia crioelettronica,<br />
una tecnica di imaging che produce viste tridimensionali della<br />
struttura di proteine e cellule senza necessità di modifiche chimiche<br />
o disidratazione. Ciò ha mostrato loro che l’uromodulina<br />
forma lunghi filamenti costituiti in media da circa 400 singole<br />
molecole proteiche messe insieme. E che ogni anello di questa<br />
catena proteica contiene lo schema caratteristico delle catene di<br />
zucchero cui si legano i pili batterici.<br />
La tomografia crioelettronica è stata anche la tecnica scelta<br />
dal team per studiare, su larga scala, quale effetto abbiano queste<br />
proprietà, questa volta in presenza <strong>dei</strong> colpevoli: i batteri uropatogeni<br />
E. coli. Ebbene, hanno scoperto che<br />
i filamenti di uromodulina avvolgono letteralmente<br />
l’agente patogeno e che un singolo<br />
filamento di uromodulina può agganciarsi<br />
con diversi pili di un batterio.<br />
«Questo neutralizza i patogeni – prosegue<br />
Weiss -: una volta che i batteri sono<br />
schermati in questo modo, non possono più<br />
legarsi alle cellule del tratto urinario, non<br />
possono cioè causare infezione». Al microscopio ottico, il team<br />
ha anche notato la formazione di grandi gruppi di centinaia di filamenti<br />
di uromodulina e cellule di E. coli, che presumibilmente<br />
vengono semplicemente escreti con l’urina.<br />
Infine, i ricercatori hanno verificato se i processi osservati in<br />
laboratorio si verificano anche nei pazienti: hanno così analizzato<br />
campioni di urina forniti dall’ospedale pediatrico di Zurigo e hanno<br />
trovato esattamente le stesse interazioni tra uromodulina e agenti<br />
patogeni. La scoperta potrebbe offrire indicazioni su come “liberarsi”<br />
degli antibiotici per trattare le infezioni del tratto urinario<br />
nonché sullo sviluppo di nuove sostanze attive. (C. D. M.)<br />
<strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Luglio/agosto 2020<br />
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