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La Toscana nuova Aprile 2022

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A cura di

Francesco Bandini

Quando tutto

ebbe inizio…

Dalla Persepoli di Dario ai diadochi di Alexandros

Testo e foto di Francesco Bandini

1^ parte

Nelle antiche regioni alla frontiera nord occidentale

dell’India – in particolare nell’odierna valle di Pashavar,

ma l’area ben più vasta copre le regioni dal Gandhara

alla Bactriana fino all’Afganistan e all’Uzbekistan, tutte

province facenti parte dal VI secolo a. C. dell’impero achemenide

fino alla conquista di Alessandro Magno (327-26) –

ebbe il suo centro una scuola artistica che accolse influssi

greco-romani, indiani, iranici, realizzando un eccezionale incontro

tra il buddismo e l’arte classica. L’adattamento delle

forme ellenistiche ad un contenuto buddistico fece attribuire

la denominazione assai discussa di greco-buddista all’arte

del Gandhara (I sec. a. C. - VII sec. d. C.) svolgendo una

funzione di tramite tra il mondo mediterraneo e l’Asia estremo

e sud orientale. Oggi, tra l’insicurezza politica e il terrorismo

talebano, alcune missioni di scavo tentano di recuperare

le antiche memorie con estrema difficoltà perché qui l’archeologia

è pericolosa in quanto documenta un passato pre-coranico

fatto di contaminazioni. Sulle tracce di Alessandro

Magno, nel cuore delle spedizioni che il condottiero macedone

ha compiuto intorno al 330 a. C. in quelle terre sconosciute

fra i grandi fiumi dell’Indo e l’Amu-Daria ai confini

del mondo allora conosciuto, stanno iniziando, a cura della

Delegation Archeologique Francaise, tutta una serie di scavi

sistematici, in particolare sul sito dell’antica Bactra, nel cuore

della satrapia bactriana (da Baxtris, la terra del giaciglio).

Fu in questi luoghi, quasi a paradigma di qualsiasi successiva

spedizione militare volta alla conquista di terre remote,

che giunse un esercito di eroi, soldati destinati a divenire

leggendari, lasciando segni tangibili della propria esistenza.

Da queste parti, a pochi chilometri a sud del fiume Amu-Daria,

Alessandro Magno e i suoi diadochi diedero vita ad una

sorta di civiltà detta greco-buddista nata dal fortunato incontro

del pragmatismo ellenistico con la spiritualità orientale. E

quasi a suggello politico di una volontà di fusione di istanze

culturali così diverse, Alexandros sposò Roxane, figlia di un

principe locale: un amore vero e vissuto, al di là della ragion

di Stato. Si è detto come da queste parti l’archeologia sia vista

come pericolosamente rivelatrice di un passato florido e

diverso rispetto alla purezza dell’Islam e in quanto tale avversata.

Nel 2001 i talebani, in preda ad un’insana furia iconoclasta,

fecero esplodere le due splendide statue del Budda di

Bamiyan. Nonostante il rischio quotidiano, il lavoro dei coraggiosi

archeologi si ammanta di leggenda facendo riemergere,

poco a poco, resti di edifici ellenistici, abitazioni modeste

ma anche santuari di elegante fattura dedicati a divinità locali

e tuttavia riferite anche a dèi olimpici, a sottolineare uno dei

più riusciti esempi di sincresi propri della conquista di Alessandro,

politica ed economica ma profondamente rispettosa

di un substrato culturale e religioso. Gli edifici non erano certamente

vuoti: vasellame, attrezzi agricoli, oggetti d’arredo,

molti di epoca macedone ma tanti anche di epoche precedenti

(quella persiana) o

successive (romana,

sassanide, cristiana

e islamica) a testimoniare

periodi di stabilità

e benessere oggi

lontano ricordo.

I bassorilievi dell'Apadana, nel palazzo di Dario a Persepoli (Persia)

DALLA PERSEPOLI AI DIADOCHI

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