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La Toscana nuova Aprile 2022

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Ritratti

d’artista

Francesca Berti

La ricerca dell’essenzialità attraverso una pittura

elegante ed incisiva

di Jacopo Chiostri

Pittrice eclettica, Francesca Berti, nata a Siena e ora

residente a Prato, ha in tempi recenti rivoluzionato la

propria poetica, lasciando l’approdo sicuro del figurativo

tradizionale per sperimentare una pittura essenziale,

di grande impatto, in cui il racconto è affidato ad un linguaggio

personale con una sonorità ora elegante ora incisiva, con

soluzioni riconducibili al cubismo ed anche al surrealismo.

In ogni caso è pittura solida che mantiene una cifra realista

riuscendo in un’interessante sintesi tra stili pittorici diversi.

Francesca Berti ama sperimentare: questa è la prima considerazione

che si ricava dalla visione del suo multiforme talento.

Del resto è lei stessa a confermarlo: «Ho dipinto su

una varietà di superfici, spaziando tra generi pittorici diversi».

Non è da molto che ha ripreso a dipingere dopo una

pausa in cui gli impegni familiari l’hanno assorbita; ora sta

riguadagnando tempo dipingendo quotidianamente su supporti

come legno, vetro, terracotta, tela e cartoncino, prevalentemente

utilizzando l’acrilico. Quello che interessa è che

questa nuova stagione artistica l’ha vista aprirsi ad inedite

modalità espressive molto lontane dalla pittura figurativa dei

suoi inizi e degli anni successivi. Amante della bellezza in

senso onnicomprensivo, stimolata dalle suggestioni acquisite

viaggiando, la Berti ha compiuto un percorso che dalla

bella pittura del paesaggio toscano è approdato ad una

raffinata elaborazione, ricca di simbologie e rimandi soprattutto

ai due grandi maestri spagnoli Joan Mirò e Pablo Picasso.

Certo, passare da dipingere cipressi, girasoli o paesaggi

della campagna senese, dove è vissuta da bambina, ai nuovi

lavori non è poca cosa, e neppure si può risolverlo come maturazione.

Che probabilmente c’è stata, ma non è bastevole.

Intanto va detto che nelle opere della Berti si rintraccia sempre

un’eleganza che non dimentica la consapevolezza di rivolgersi

all’universo come deve fare l’artista che non parla

solo a se stesso. Così le sue figure femminili – soggetto a

lei caro – sono accurate, si presentano come simulacro di

estetica e di consapevolezza. E forse è proprio in questa direzione

che rintracciamo una prima spiegazione, laddove pur

non rinunciando ad adornare le sue figure, la Berti semplifica

la comunicazione, affievolendola dal punto di vista della

tradizione ma arricchendola, con un segno, maturo, solido e

molto efficace, da quello della comunicazione. Racconta di

amare Vincent Van Gogh. E dal grande pittore olandese sembra

aver tratto come insegnamento la capacità di sovrapporre

sogno e realtà e di farli coincidere. Pittrice autodidatta, se

si fa eccezione per un anno di studi alla Scuola d’Arte di Siena,

il momento più significativo per la sua formazione è legato

alla frequentazione di Marcella Biliotti, amica di famiglia e

nota restauratrice fiorentina. Molte le esposizioni al suo attivo

a partire dal 2000: a Montespertoli con Andrea Tirinnanzi,

a Firenze e Pietrasanta con Toscana Cultura, a Roma con l’organizzazione

della Casa Editrice Pagine per le mostre Artisti

in vetrina e Via Margutta, fino alla recentissima Premio Frida

Kahlo alla storica Milano Art Gallery, dove ha presentato una

delle sue opere più riuscite (in realtà si tratta di un trittico, sia

pure composto da tre opere distinte) intitolato Le diversità,

tre volti, tre donne, tre colori.

Le diversità, acrilico su tela

FRANCESCA BERTI

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