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Journal of Italian Translation

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60 <strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

in vetrina da un parrucchiere o sotto il vestito in un negozio<br />

d’abbigliamento — ben mascherata, un manichino come si deve,<br />

ma a me non è sfuggita. Però ho fatto finta di niente, ognuno si<br />

arrangia come può. Una, legga qui, quella della Rebecca, una baleniera<br />

di New Bedford, l’abbiamo sepolta fra i sassi in riva al mare. Sotto<br />

le ossa dell’onda, si dice in Islanda, abbiamo bevuto la birra in suo<br />

onore, la sua birra funebre; pure le donne devono averla, è giusto,<br />

ci siamo ubriacati e abbiamo cantato sulla sua tomba di rena e di<br />

sassi l’ufficio dei defunti. Anche sconcezze, come è giusto; la morte<br />

è sconcia e il dolore è sconcio. Vorrei pisciare sulla mia tomba, su<br />

una tomba bisogna annaffiare i fiori, no? Lo faccio anche, quando<br />

nessuno mi vede, là nel parco di Saint David.<br />

Su quella di Rebecca abbiamo solo rovesciato della birra, ma<br />

non l’abbiamo fatto apposta, è che eravamo un po’ ubriachi; del<br />

resto le onde l’hanno lavata via subito, quell’odore rancido è svanito<br />

nella salsedine e adesso non c’è più niente, neanche la tomba, la<br />

marea l’ha grattata e risucchiata via, forse ora lei fluttua in alto<br />

mare, corrosa dall’acqua, legno che non si distingue più da qualsiasi<br />

altro relitto d’un naufragio. Anche un viso di carne si guasta presto,<br />

i pesci lo divorano ed è subito irriconoscibile, un’irriconoscibile<br />

immondizia del mare. Maria l’ho spinta io, in alto mare e sotto il<br />

mare; l’ho buttata in pasto agli squali e così hanno risparmiato me.<br />

Feroci zanne l’hanno strappata dal-le mie braccia – no, sono io che<br />

l’ho lasciata andare, che l’ho ficcata fra quelle zanne, ancora più<br />

avide, perché il suo cuore sanguinava e le bestie al sapore del sangue<br />

si eccitano ancora di più, gli aguzzini frustano con più allegria<br />

quando vedono il rosso colare dalle schiene.<br />

Così è sparita in quel mare scuro, in quell’ombra. Ma ho letto<br />

che qualche volta le polene naufragate ritornano. Ma-ria è sparita<br />

nel mare aperto, la nave è dileguata all’orizzonte e quando ho sentito<br />

dire che stava ritornando in por-to ho anche sentito dire che tornava<br />

senza di lei – lei non c’era più, l’avranno buttata fuori bordo a<br />

tradimento, certo come potevo pensare che una piccola spinta...<br />

Ho letto, nel catalogo, di uno scultore che aveva scelto la sua<br />

bellissima donna quale modello per la figura di prua della nave su<br />

cui lei partiva per un lungo viaggio – per lei, poco dopo, il più lungo<br />

di tutti, è morta. Lui ogni giorno guardava sconsolato il mare, non<br />

poteva credere che fosse morta e quando la nave è rientrata in porto<br />

ha visto, ritta in prua, la polena, identica a lei – si è gettato in acqua<br />

per an-darle incontro, smanioso di abbracciarla, ma è andato sot-

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