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I sommergibili italiani dal settembre 1943 al dicembre - Marina Militare

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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> – Dicembre 2011<br />

sott’acqua; vi rimasero intrappolati il capo Bardelli e il sottocapo elettricista<br />

Makuz. I tedeschi ripescarono il comandante e il sottocapo motorista Caputo,<br />

che era <strong>al</strong> timone con un braccio rotto. Comandante e marinaio furono ricoverati<br />

<strong>al</strong>l’ospe<strong>d<strong>al</strong></strong>e. Caputo non fu più rivisto. De Nicola inviò il suo radiotelegrafista,<br />

che non aveva preso parte <strong>al</strong>l’uscita in mare, su uno qu<strong>al</strong>siasi dei battelli<br />

per cercare di collegarsi via radio con Ancona e richiedere l’urgente invio di<br />

truppe <strong>al</strong>leate, ma il tentativo non ebbe successo.<br />

Alla fine di aprile a Pola erano rimasti solo i CB 18, CB 19, CB 20, CB 21<br />

e il CM 1.<br />

Il 30 aprile il CM 1, con due motobarche a rimorchio, andò a Brioni a<br />

prelevare il person<strong>al</strong>e della Carabelli e lo portò a V<strong>al</strong>difigo.<br />

Il 1° maggio i reparti terrestri tedeschi si ritirarono a V<strong>al</strong>difigo ritenendola<br />

meglio difendibile. Come da accordi con il C.L.N., il comandante De<br />

Siervo fece trasferire in città, nella caserma Bafile, tutto il person<strong>al</strong>e della X. In<br />

attesa di ulteriori ordini i battelli rimasti (CB 18, CB 19, CB 20 e il CM 1) furono<br />

inviati <strong>al</strong>l’Isola di Santa Caterina (Punta Monumenti, ex Scuola Sommergibili).<br />

Il primo, poiché il person<strong>al</strong>e era in licenza, fu affidato <strong>al</strong> guardiamarina<br />

De Nicola, appena uscito <strong>d<strong>al</strong></strong>l’ospe<strong>d<strong>al</strong></strong>e, e <strong>al</strong> tenente del Genio Nav<strong>al</strong>e Kenich.<br />

Nella notte e il mattino successivo, a gruppi di 20-30, entrarono in città circa<br />

400 partigiani croati. Circa 500 tedeschi si <strong>al</strong>lontanarono su tre motozattere e<br />

tre motosiluranti.<br />

De Siervo, Farolfi, il ten. vasc. Armando Sibille (anche lui proveniente<br />

<strong>d<strong>al</strong></strong> Mar Nero) e il person<strong>al</strong>e di Brioni imbarcarono sulle motobarche (una o<br />

due a motore, con le <strong>al</strong>tre a rimorchio) e si diressero verso Pola. Non furono<br />

più visti. Risultano nella lista del person<strong>al</strong>e probabilmente finito nelle foibe.<br />

A Santa Caterina, il tenente Sclaverano, più elevato in grado, non avendo<br />

istruzioni, decise di inviare il CB 19 (guardiamarina Danilo Colucci) in città a<br />

sollecitare disposizioni. Il sommergibile attraccò <strong>al</strong>la radice del pontile di Scoglio<br />

Ulivi, tenendosi nell’ombra, e il comandante sbarcò, con due marinai, e si<br />

recò verso il vicino Comando <strong>Marina</strong>. La città era in mano ai partigiani. Colucci<br />

fu fermato e, assieme a un marinaio, messo sotto sorveglianza in un edificio,<br />

riuscì a distrarre la sentinella, tornò a bordo e rientrò a Santa Caterina.<br />

A seguito delle notizie riportate si decise di affondare il CB 18, che con il<br />

motore termico in avaria non avrebbe potuto raggiungere la costa it<strong>al</strong>iana. Gli<br />

<strong>al</strong>tri battelli avrebbero passato la notte in immersione. All’<strong>al</strong>ba, sempre in immersione,<br />

dovevano raggiungere la diga e dirigere per Ancona, per sollecitare<br />

l’invio di truppe <strong>al</strong>leate, consegnando loro le mappe dei campi minati. Kenich<br />

provvide <strong>al</strong>l’affondamento e, ripescato, imbarcò sul CM 1, De Nicola imbarcò<br />

sul CB 19.<br />

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